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'Voglio proprio vedere' di Smargiassi

Contrasto

'Voglio proprio vedere' di Smargiassi

Interviste impossibili a grandi fotografi da Nadar a Modotti

ROMA, 11 marzo 2021, 09:15

di Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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MICHELE SMARGIASSI, VOGLIO PROPRIO VEDERE (CONTRASTO, PP 156, EURO 24,90). Nadar l"'euforico, che nella fotografia trova uno strumento meraviglioso per superare i propri limiti". Eugene Atget "il collezionista, che vuole esaurire il reale". Tina Modotti "che vive la contraddizione fra l'essere e il fare". W. Eugene Smith, "l'ossessionato, che pensa di poter raggiungere attraverso la fotografia l'immagine dell'assoluto". Robert Capa, "che usa la fotografia per capire qual e' il suo posto nel mondo" e Vivian Maier "per capire chi è lei".
    Sei miti della fotografia, sei personalità straordinarie che il giornalista e scrittore Michele Smargiassi ha raccontato a modo suo in 'Voglio proprio vedere', interviste impossibili ma non improbabili, pubblicato da Contrasto con 38 fotografie in bianco e nero.
    Un libro in cui vengono fuori dei caratteri che "non sono quelli storici, ma come li ho immaginati o avrei desiderato fossero nella realtà" dice all'ANSA Smargiassi che attraverso ciascuno di loro esprime un frammento di quello che crede sia la fotografia. Dietro c'e' un grande lavoro di ricerca e di lettura e rilettura di testi e il rischio poteva essere che diventasse un libro pieno di citazioni, ma è tutt'altro.
    "Ho scritto queste interviste come se me le ricordassi, come se uscissero da una familiarità con le persone, non da una lettura attenta dei testi. Come se avessi convissuto con queste persone e dopo un po' di tempo mi fossi messo a scrivere queste chiacchierate con loro", spiega Smargiassi che coltiva la sua passione per la storia sociale e l'antropologia della fotografia scrivendo e curando mostre e pubblicazioni.
    La cosa interessante e anche divertente è che in realtà nel libro tutti questi sei fotografi si difendono da clichè e stereotipi su di loro. "Mi sono divertito a fargli smontare un po' di luoghi comuni sul loro mito. Poi magari a mia volta ho costruito un mito, avrò detto il mio luogo comune", afferma Smargiassi che non si sofferma sul mistero della morte di Tina Modotti o su quello di alcune foto iconiche di Capa. "Il vero mistero è la personalità di queste persone. Nei confronti della Modotti ho sempre avuto un atteggiamento paterno, protettivo, perchè è una delle personalità della fotografia più violentate dai biografi. Era probabilmente una vita fragile, come scrisse Neruda di lei. E allora nel dialogo la ho fatta apparire molto meno fragile, più consapevole di quello che forse probabilmente era. Non volevo sciogliere misteri, sarebbe stata una scorciatoia" sottolinea.
    Il grande riferimento sono le Interviste Impossibili della Rai con grandi scrittori come Umberto Eco, Italo Calvino ed Edoardo Sanguineti, che intervistavano personaggi del passato a cui davano voce attori come Vittorio Gassman, Romolo Valli e Carmelo Bene. "Una maniera di far cultura un po' diversa" dice Smargiassi che ha scelto questi 6 fotografi - che saturano abbastanza la cronologia della fotografia, dai grandi classici come Nadar alle soglie della contemporaneità con Vivian Maier - tra quelli che avrebbe davvero voluto conoscere. "Li ho anche scelti in modo da poter attribuire a ciascuno di loro un frammento della mia idea di fotografia. Queste interviste sono composte da tre ingredienti: ci sono le loro parole vere, intere frasi testuali riprese da interviste loro o da testi storici.
    Poi ci sono cose che sicuramente pensavano, che si possono dedurre dalle loro opere, dalla loro vita e biografia e infine ci sono le cose che non hanno mai detto e forse mai pensato che gli metto in bocca io. Allegramente confondo questi tre piani, non lascio al lettore la possibilità di distinguere una dall'altra perchè è un coro greco in cui vorrei che tutti insieme dicessero che cosa penso della fotografia" racconta. E quello che viene fuori è che tutti e sei hanno "usato la fotografia per avere una relazione con il mondo e condividerla.
    "Condividere quello che hai visto, un'idea che ho imposto a questi 6 personaggi. E oggi i social, con l'universalizzazione della fotografia come linguaggio, hanno avverato quello che c'era nella fotografia fin dall'inizio" dice Smargiassi.
    Nadar, Modotti, Capa, nessuno "mi ha risposto che fotografa perchè vuol essere un artista. Secondo me se uno vuole fare arte è meglio che scelga altri medium. La fotografia sfugge al completo controllo della mente sovrana dell'artista, ti impone delle cose, è un medium sociale. Abbiamo pensato sempre che la fotografia fosse sullo stesso piano concettuale dell'arte e invece è sullo stesso piano concettuale della parola o della voce", afferma.
    Nel raccontare Smargiassi si è adeguato allo stile delle epoche: Nadar gli da del voi, è logorroico mentre la Maier risponde con tre parole. Qualcuna di queste interviste impossibili potrebbe essere sceneggiata come nelle Interviste Impossibili della Rai: "se riusciremo a fare qualche incontro in presenza chiederò a un' attrice o attore di accompagnarmi e proveremo a recitare", annuncia, e per il momento non pensa a un seguito del libro. "Quando leggiamo in realtà ci sediamo accanto a un fantasma e il libro è il nostro tavolino a tre gambe. L'intervista impossibile mette in evidenza che tra il lettore e l'autore c'e' una relazione di dialogo", dice, e ricordando una affermazione di Capa potremmo affermare che in questo libro, forse, c'è qualcosa che ha "a che fare con la verità".
   

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