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DAVID DIOP, LA PORTA DEL NON RITORNO (NERI POZZA, PP 220, EURO 18). Un amore impossibile tra un botanico e un'africana destinata ad essere una schiava, il rapporto mai risolto fra Africa ed Europa e l'eredità di un padre a una figlia verso la quale prova tanti sensi colpa, in uno scenario che ha molti elementi di verità, tra Settecento e Ottocento. David Diop, lo scrittore Premio Strega Europeo 2019, vincitore tra l'altro del Prix Goncourt des lycéens e primo francofono, dell'International Booker Prize, nel suo nuovo romanzo 'La porta del non ritorno' (Neri Pozza) entra ancora una volta nell'intimità dei personaggi dando voce a tante storie. Nato a Parigi e cresciuto in Senegal, Diop il 13 luglio salirà sul palco di Letterature nella serata di chiusura del festival internazionale di Roma.
"Il titolo si riferisce a un luogo che esiste davvero, la cosiddetta Casa degli schiavi sull'isola senegalese di Gorée, al largo di Dakar, che adesso è un museo. Volevo che proprio in questo luogo, dove andavo da piccolo e dove vado tutt'ora, si svolgesse una scena essenziale di questo romanzo. Questa era l'ultima porta africana che varcavano gli schiavi prima di essere imbarcati sui vascelli. Dopo essere stati in un corridoio molto buio, questa porta era un punto luminoso, aperto sul mare" racconta all'ANSA Diop, che in questi giorni è in Italia e vive a Pau, vicino a Bordeaux.
Il protagonista della storia, Michel Adanson, è un personaggio realmente esistito. "Era un botanico francese che all'età di 23 anni ha intrapreso un viaggio in Senegal di cui poi ha raccontato in un suo resoconto. Un racconto di viaggio che ho letto una ventina di anni fa e che mi ha dato l'idea di scrivere questo romanzo facendo di lui il personaggio principale" dice Diop.
In La porta del non ritorno troviamo Adanson in punto di morte con accanto a lui la figlia Aglaé che da lui avrebbe voluto più amore, alla quale lascia dei taccuini pieni di rimpianti e amore, il racconto di una vita.
"Sono tante le storie in questa storia: c'è il legame molto forte tra padre e figlia in cui lui ha un senso di colpa che lo spinge a raccontare a lei un pezzo della propria storia che il resto del mondo ignora. C'è anche una storia d'amore impossibile, quella tra Michel e Maram destinata a essere una schiava". In esergo è riportato un piccolo passo dell'Orfeo ed Euridice di Gluck che Diop ama molto. "L'opera fu presentata a Parigi nel 1774 al Palais-Royal. Non sappiamo se Adanson abbia assistito a questa prima rappresentazione, ma sappiamo che adorava quest'opera di Gluck. Ci sono testimonianze che l'Orfeo ed Euridice lo faceva piangere. In esergo sto avvertendo di fatto i lettori che in questo libro l'amore si trova sotto il segno della morte, che Eros e Thanatos in questa vicenda sono associati" spiega l'autore. "L'altro filo è l'incontro tra Europa ed Africa. I personaggi sono dei simboli: si incrociano, si incontrano, si apprezzano ma non possono vivere insieme. È anche la storia di un appuntamento amoroso mancato tra Africa ed Europa".
Adanson, vissuto tra il 1727 e il 1806, primo naturalista bianco ad andare in Senegal, è un puro frutto dell'epoca dei Lumi, "di quel periodo in cui la corrente di pensiero dominate partiva dall'idea che il mondo si potesse rinchiudere in un'enciclopedia. Gli illuministi speravano di poter racchiudere il mondo in un libro attraverso le parole. Anche in questo caso siamo difronte ad una passione impossibile perché il mondo non si fa rinchiudere. La natura è inesauribile, però ho trovato qualcosa di bello in questa ricerca, in questo tentativo, velleità di accerchiare il mondo con le parole". L'incontro e rapporto fra Europa e Africa è ancora irrisolto? "Non cessa mai, viene rinnovato a ogni generazione. Vedo la vita setssa come un eterno ricominciare. Anche oggi, come nei secoli passati, ci sono uomini come Adanson che sono capaci di accogliere l'alterità. Sotto questo profilo nego l'esistenza del progresso. Ogni generazione contiene in se degli uomini capaci di aprirsi al resto del genere umano. E questa non è una scoperta, è una riscoperta continua, che non è mai finita" sottolinea Diop.
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