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Temi caldi
(di Marzia Apice)
GIACOMO CECCARELLI, CORNACCHIE
(Feltrinelli, pp.192, 17 euro). Sfacciato nell'esibire la
ferocia, spietato nel mostrare le bassezze del genere umano, ma
capace anche di lasciar spazio a sprazzi di bellezza e luminosa
poesia. "Cornacchie", il sorprendente esordio letterario di
Giacomo Ceccarelli in libreria con Feltrinelli, è un piccolo
gioiello, una perfetta unione di trama, stile originale e ritmo
incalzante, con un pensiero coerente dall'inizio alla fine,
ossia quello di raccontare il desiderio, doloroso a volte,
insito in ognuno di noi, di essere liberi. Non è un romanzo
rassicurante, perché già a partire dallo spunto che dà il via
alla storia non c'è nulla di consueto, eppure tutto sembra più
reale del vero. Nella foresta di Bowland, l'ornitologa Olga
Leffman assiste a un evento straordinario: un gruppo di
cornacchie riesce incredibilmente ad accendere un fuoco. Olga le
riprende e il suo video diventa virale.
Fin dalle prime pagine, quello che guida il lettore è il
disorientamento. I personaggi - il bellissimo e sfortunato Pepo
dj che riesce a partecipare al Grande Fratello, la colf
filippina Jasmine che vorrebbe solo tornare a casa dalla sua
famiglia, il giovane Luca perseguitato dai suoi sogni
premonitori, ma anche gli uccelli, come Girolamo, il
pappagallino rosso rubino, che scopre la bellezza della libertà
e la cornacchia Capraia, che conosce il segreto del fuoco -
inseriti in contesti diversi sono messi in relazione e tenuti
insieme nel racconto da un filo invisibile trovando un comune
denominatore in questo assurdo miracolo ornitologico, in questa
sorta di rivolta del mondo animale contro gli umani.
Le frasi brevissime e immediate come istantanee fotografiche,
per descrivere piccoli mondi che si intersecano a costruire un
puzzle composito ed eterogeneo, si accompagnano a parole scelte
con cura e a uno stile originale, giovane, brillante: l'autore
racconta microcosmi e personaggi (uomini e animali)
scandagliandoli in profondità, per restituire emozioni,
suggestioni, riflessioni su questioni complesse. Il desiderio di
libertà e le azioni che scaturiscono dal terrore di perderla,
certo, sono ciò che anima il romanzo, ma Ceccarelli si sofferma
anche sulla voglia sfrenata di apparire, su egoismo e
solitudine, sull'incomunicabilità e sul dolore che travolge e
distrugge, sulla nostra inadeguatezza quando di mezzo, sul
cammino, ci si mette un destino beffardo. "Cornacchie" racconta
di uccelli che si vendicano degli uomini, e di uomini incapaci
di rimediare ai propri errori: parla di noi e di una guerra
senza esclusione di colpi, ognuno dentro la propria gabbia, nel
desiderio (o illusione) di trovare un giorno la strada per
essere finalmente, e fieramente, liberi.
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