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Milano a picco, lo spread vola. Paura per la crescita

Milano a picco, lo spread vola. Paura per la crescita

Ipotesi sotto 1% nel Def. Confindustria: 'Aiuti dai fondi Pnrr'

ROMA, 07 aprile 2025, 20:38

di Domenico Conti

ANSACheck
Una broker al lavoro in una sala operativa di una banca milanese - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una broker al lavoro in una sala operativa di una banca milanese - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 'Liberation Day' di Trump lascia la Borsa di Milano a picco per la terza seduta consecutiva con perdite, poi rientrate a -5,18% in chiusura, fino a oltre il 7%. E l'incertezza fa volare lo spread fin sopra 130, ai massimi di novembre: gli investitori non colgono l'invito della politica a evitare "allarmismo" e temono per la crescita dell'Italia, particolarmente esposta all'export verso gli Usa, con il Def di prossima pubblicazione che dovrà operare una revisione al ribasso rispetto alle stime di settembre. E fare i conti con le categorie economiche che chiedono aiuti.

 

Bankitalia e Confindustria avevano già anticipato una crescita di appena lo 0,6%, dimezzata rispetto all'1,2% del Piano strutturale di bilancio. Una valutazione che non prende in considerazione gli effetti di ritorsioni commerciali, incertezze, risposta dell'Europa con un negoziato che è appena agli inizi. C'è un osservato speciale che è lo yuan cinese, dove una svalutazione da parte di Pechino come risposta ai dazi al 34% di Trump darebbe una sterzata drammatica alla guerra commerciale. E c'è l'effetto impoverimento per le famiglie con Piazza Affari in caduta libera, zavorrata dal forte peso delle banche arrivate a perdere il 12%.

L'ipotesi 'tecnica' per il Def in arrivo al Consiglio dei ministri di mercoledì punta su una crescita sotto l'1%. Secondo Carlo Cottarelli, economista già capo del dipartimento Affari di bilancio del Fmi, i numeri indicano "valori molto più bassi" persino rispetto allo 0,6%: per stare su questo ritmo, dopo la debolezza di fine 2024, servirebbe un'espansione dello 0,2% in ciascun trimestre del 2025.

Certo, il governo potrebbe voler conteggiare aiuti alle imprese: il ministro delle Imprese Adolfo Urso anticipa un confronto per domani. C'è l'auspicio di un esito positivo dal negoziato intavolato dall'Ue con la Casa Bianca. Ma pare impossibile all'1%. "Ci sarà un impatto importante, nel breve termine, per la crescita Usa. Stimo per l'Italia un +0,4% per il 2025 e 0,8% per il 2026 sull'ipotesi che Trump mantenga tariffe elevate e permanenti, anche se probabilmente più basse di quelle annunciate", dice Lorenzo Codogno, fondatore e capo economista di Lc Macro.

Numeri che impatterebbero sul debito, su cui c'è da conteggiare anche il maggior costo dei Btp per il Mef: con lo spread che ha chiuso a 125, i Btp al 3,86% pagano 40 centesimi in più rispetto a sei mesi fa anche per l'effetto della svolta di Berlino sulla spesa militare. Non servirebbe una correzione grazie alle nuove regole di bilancio, e qualche stimolo al Pil troverebbe appoggi nel clima politico creato dalla deroga tedesca al Patto di stabilità per la difesa. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, chiede di attingere ai fondi europei per la coesione e Transizione 5.0 per un nuovo piano di incentivi agli investimenti "almeno al 30%". "Serve una regia e una visione di ampio respiro" di fronte a perdite stimabili in due miliardi di euro secondo la presidente di Federvini Micaela Pallini.

Ma le risorse del Pnrr - secondo Cottarelli - sono "piccole" se la crisi dovese farsi pesante. Una leva fiscale ci sarebbe e potrebbe arrivare proprio dalla risposta Ue a Trump: la tassazione dei colossi del web per riequilibrare le tasse pagate da big tech e quelle pagate dai negozianti, intervento fino a ieri cavallo di battaglia della destra: "Non ci sono più ragioni per rimandare un intervento che riteniamo da tempo necessario", dice la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise.  

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