S&P alza il rating dell'Italia portandolo da BBB a BBB+ con outlook stabile. Un voto che premia, spiega l'agenzia di rating la stabilità politica e dei mercati. E se la crescita si fermerà allo 0,6% quest'anno il rapporto debito-pil si stabilizzerà poi a partire dal 2028.
"Il governo della premier Giorgia Meloni, fra i più longevi della recente storia italiana, gode di un solido sostegno pubblico. Beneficia inoltre di una maggioranza parlamentare stabile e di limitate minacce di opposizione, il che rende probabile la sua permanenza al potere fino al 2027. Questa continuità politica ha contribuito a preservare la stabilità dei mercati finanziari e sostenere progressi costanti", sottolinea l'Agenzia. Un voto appunto che, sottolinea il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, "premia la serietà dell'approccio del governo italiano alla politica di bilancio.
Nel clima generale di incertezza, prudenza e responsabilità continueranno a essere la nostra linea di azione".
Il voto arriva dopo il calcoli del nuovo Documento di finanza pubblica improntati alla cautela: il 2025 parte con una crescita dell'economia stimata al +0,25%. Un passo lento orientato a raggiungere il +0,6% a fine anno. Ma lo scenario è dominato da forti "rischi al ribasso" e da una elevata e crescente "incertezza", è l'avvertimento che accompagna ormai qualsiasi previsione ufficiale. I dazi di Trump o i possibili shock finanziari, infatti, potrebbero zavorrare il Pil o gonfiare il già enorme debito. L'ex Def, fissa così le nuove stime e conferma l'impegno del governo a rafforzare le politiche per la famiglia. Ma che certifica anche il flop di Transizione 5.0 e del concordato fiscale per le partite Iva.
Il Dfp è arrivato alle Camere, che lo devono esaminare prima dell'invio - entro fine mese - a Bruxelles. Le prospettive economiche "appaiono più incerte e complesse" e la necessità di rispondere ai nuovi temi della sicurezza e dei dazi pongono "sfide complesse", avverte nella premessa il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che conferma la linea della prudenza: il governo "risponderà salvaguardando la disciplina di bilancio". Anche per la difesa comune Ue l'Italia ribadisce la centralità della "sostenibilità" dei conti.
Il quadro macroeconomico tendenziale tracciato nel Dfp fissa il Pil al +0,6% quest'anno e al +0,8% sia nel 2026 che nel 2027.
Riducendo quindi le stime elaborate in autunno nel Psb (+1,2% per quest'anno, +1,1% il prossimo e +0,8% nel 2027). E allineandole a quella della Banca d'Italia. Uno scenario che, puntualizza l'Istituto di via Nazionale, include solo "una prima e parziale valutazione degli effetti dei dazi" e che "potrebbe risentire in modo particolarmente pronunciato di eventuali misure ritorsive, ulteriori aumenti dell'incertezza e di tensioni prolungate sui mercati finanziari".
Il 2025 intanto parte a ritmo lento. Il Pil è "aumentato in misura moderata nei primi mesi", indica Bankitalia. Un passo che l'Ufficio parlamentare di bilancio quantifica in "un quarto di punto percentuale" nel primo trimestre: una crescita "moderata ma superiore ai due trimestri precedenti", spiega l'Authority dei conti pubblici. Che dà l'ok al quadro tendenziale tracciato dal Mef nel Dfp (è in un intervallo "accettabile"), ma con un avvertimento: "l'incertezza che caratterizza le previsioni è straordinariamente elevata" e "i rischi sono nettamente orientati al ribasso". In base alle simulazioni contenute nel Dfp, l'effetto dei dazi potrebbe ridurre il Pil 2025 al +0,3%, mentre uno shock finanziario appesantirebbe anche il debito, portandolo vicino al 140% nel 2027. Qualche buona notizia arriva però per le imprese: "nonostante la significativa esposizione del nostro sistema produttivo al mercato statunitense", secondo la Banca d'Italia, riusciranno a mitigare i danni proprio grazie ad alcune loro caratteristiche, come il fatto che esportano prodotti di fascia alta i cui acquirenti non si lasciano scoraggiare dai rincari ed hanno buoni profitti che riescono ad assorbire meglio il colpo.
In questo scenario che offre pochi margini d'azione, il governo è intenzionato a sostenere la natalità e la famiglia: l'esecutivo "confermerà e amplierà una pluralità di strumenti di policy che intervengano sui fattori che incidono sulla scelta della genitorialità e sulla domanda di servizi per la prima infanzia", si legge nel Dfp. Ma nel documento l'analisi dei progressi restituisce anche qualche difficoltà su alcune misure.
Transizione 5.0, il piano di aiuti alle imprese introdotto nel 2024 per favorire il processo di transizione digitale ed energetica, ha avuto un tiraggio di appena 500 milioni e rimangono circa 5,7 miliardi da concedere entro il secondo trimestre 2026. Mentre il concordato preventivo, il patto con il fisco per le partite Iva, ha registrato quasi 585.000 adesioni: appena il 13% dei soggetti potenzialmente interessati.
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