I provvedimenti di "stralcio" delle cartelle contributive fino al 2015 introdotti con diverse leggi tra il 2018 e il 2022 comporteranno la cancellazione di 16,4 miliardi dal bilancio, che "comporterà variazioni ed eliminazioni rilevanti che incideranno negativamente, nella misura di 13,7 miliardi di euro, sul Rendiconto generale 2024".
Questo non ha impatto sul patrimonio perché viene coperto dal Fondo di Svalutazione dei Crediti. E' quanto emerge dalla la delibera sul riaccertamento dei residui attivi a passivi al 31 dicembre 2023 approvata oggi dal Civ dell'Inps che prevede anche l'eliminazione di residui passivi per 2,7 miliardi.
Lo Stato dovrà trovare nei prossimi anni 6,6 miliardi attraverso la fiscalità generale per coprire le ricadute sull'Inps dello stralcio dei crediti contributivi fino al 2015. Lo sottolinea il Civ dell'Inps. Si tratta del peso sulle pensioni dei dipendenti dei contributi dovuti ma non pagati dalle aziende e in seguito stralciati attraverso tre provvedimenti introdotti tra il 2018 e il 2022. Poiché c'è per i dipendenti l'automaticità delle prestazioni questi contributi, anche se non pagati dal datore di lavoro e poi rottamati, fanno parte del loro montante contributivo.
"E' necessario - spiega il Civ - coprire gli oneri aggiuntivi che l'Istituto dovrà sostenere nei prossimi anni per effetto di questo stralcio, dovendo comunque garantire le prestazioni previdenziali ai lavoratori anche a fronte di un mancato versamento della contribuzione. In particolare occorrerà tenerne conto nel momento in cui verranno determinati gli importi dei trasferimenti dal bilancio dello Stato all'Inps nelle prossime annualità".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA