Rina, Assarmatori e Confitarma
hanno presentato pubblicamente alla Camera dei deputati lo
studio per la decarbonizzazione del settore marittimo: "Da oggi
al 2050: tra sfide e opportunità per l'industria marittima". La
prima necessità è quella di avere norme internazionali chiare e
implementate in modo omogeneo, incluse le interpretazioni e le
linee guida raccomandate che oggi "vengono applicate in modo
diverso dalle amministrazioni di bandiera" sottolinea una nota
congiunta, accompagnate da investimenti in ricerca e sviluppo,
infrastrutture adeguate per rendere disponibili i nuovi
carburanti puliti e formazione per gestirli in sicurezza. "Gli
armatori stanno operando con senso di responsabilità e
convinzione, investendo capitali propri in studi e
sperimentazioni - sottolinea Mariella Amoretti, presidente di
Confitarma -. È però grave constatare che nonostante questo e
nonostante lo shipping sia la modalità di trasporto meno
inquinante per unità di merce trasportata, sarà incluso nel
sistema Ets (il sistema europeo di scambio di quote per ridurre
le emissioni, ndr), portando a un aumento inevitabile dei costi
del trasporto marittimo verso e dai porti dell'Unione". "Il
cambiamento potrà avvenire in modo efficace e sostenibile solo
se guidato dall'uniformità normativa" dice Ugo Salerno,
presidente esecutivo di Rina. Le soluzioni tecnologiche
applicabili alla flotta esistente e futura sono diverse e vanno
dai sistemi di cattura dell'anidride carbonica al nucleare. "Le
navi più recenti sono dotate della migliore tecnologia
disponibile per abbattere le emissioni, quelle più datate sono
state sottoposte a refitting che hanno ridotto di gran lunga
l'impronta carbonica - aggiunge Stefano Messina, presidente di
Assarmatori -. Quello che emerge in modo lampante dallo studio
che abbiamo presentato oggi è la necessità di una regolazione
univoca a livello internazionale, come internazionale è per sua
vocazione il trasporto marittimo; al contrario norme di
carattere regionale rischiano di essere controproducenti".
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