(di Michela Suglia)
Si infrange sul muro del "non è
abbastanza" la reazione di medici e infermieri alla soluzione
trovata dal governo alle loro pensioni, con l'emendamento alla
manovra presentato in notturna al Senato. L'escamotage, che
riduce il taglio degli assegni e penalizza chi lascia il lavoro
in anticipo, non convince. "E' solo una prima risposta", la
liquida la Federazione nazionale degli Ordini dei medici
chiedendo che si apra un confronto tra il ministro della Salute
e i sindacati. Soprattutto non va giù l'idea di allungare a 70
anni l'età per restare in servizio. "Siamo sconcertati su
questo", ammette il sindacato degli infermieri Nursing Up. E
insieme ai dottori confermano lo sciopero del 18 dicembre e ne
minacciano altri a gennaio.
Non rinunciano alla battaglia nemmeno le opposizioni: dal Pd
a Italia viva, la richiesta unanime è di ritirare la proposta. E
il capogruppo Dem, Francesco Boccia argomenta così: "Salvini
voleva Quota 41 ma qui siamo oltre le quote, da Quota 46 e
oltre. In ogni caso va ben oltre i limiti della legge Fornero".
Resta caldo, insomma, il fronte della legge di bilancio che
procede a ritmo lento al Senato. Al pacchetto dei tre
emendamenti depositati giovedì sera se ne dovrebbe aggiungere un
quarto. Riguarda gli investimenti e il presidente della
commissione Bilancio, Nicola Calandrini, confida che arriverà
lunedì. Di conseguenza slitta in avanti il termine per
presentare sub-emendamenti (fissato al 12 dicembre alle 10). In
ogni caso prima del 13 dicembre la commissione non comincerà a
votare gli emendamenti, cercando di rispettare il traguardo del
18 dicembre per l'avvio dell'esame a Palazzo Madama. Ma a questo
punto si fa più concreto il rischio che l'ok finale alla
finanziaria (dopo il passaggio a Montecitorio) si incunei tra
Natale e la fine dell'anno.
Al di là dei tempi, si guarda al contenuto sul tavolo. Con
l'emendamento sulle pensioni il governo prova a correggere il
contestatissimo articolo 33 della manovra e a salvare il più
possibile le indennità di medici, enti locali, maestri e
ufficiali giudiziari dai tagli annunciati. Introduce quindi tre
deroghe: non verranno ridotte le pensioni di vecchiaia (resta il
tetto dei 67 anni di età) e quelle anticipate scelte entro il 31
dicembre 2023. Salve pure le pensioni di vecchiaia dal 2024 in
poi. E idem per quelle dei medici che, dal prossimo anno,
lasceranno il lavoro prima del tempo, mentre saranno più basse
per gli altri dipendenti pubblici. I più critici paventano così
allarmi di discriminazioni tra categorie fino a profili di
incostituzionalità per la norma. Sotto il profilo dei costi, il
governo assicura che le novità non cambieranno i saldi.
Complessivamente costeranno circa 9 miliardi, spalmati negli
anni (dai 10 milioni netti del 2024 ai 29,4 dell'anno dopo fino
a 1,1 miliardi del 2043) e coperti in parte con piccoli
'scivoli' che consentiranno comunque a quei lavoratori di andare
in pensione (anche senza i parametri della 'vecchiaia') ma con
meno soldi. A meno che medici e infermieri non accettino di
restano in ospedale fino ai 70 anni e riducendo il minor
introito per ogni mese in più che stanno in servizio. Facendo
insomma salire l'asticella dell'età anagrafica e toccando dunque
'quota 46'. Per il M5s, dietro l'emendamento c'è "un gioco delle
tre carte" e "l'esecutivo continua a usare la previdenza come un
bancomat da cui prelevare risorse a suo piacimento".
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