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L'Umbria arretra, i redditi crollano ma il benessere resiste

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L'Umbria arretra, i redditi crollano ma il benessere resiste

'Male i numeri, ma tengono cultura, servizi e istruzione'

PERUGIA, 07 maggio 2025, 13:48

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'Umbria è la regione italiana con la peggior performance in termini di variazione reale del reddito Irpef medio pro-capite nel quinquennio 2019-2023. Un primato negativo che mette a nudo la fragilità dell'economia regionale nel post-Covid. Ma la fotografia scattata dall'Istat con il rapporto Best 2024 racconta anche altro: un territorio dove, nonostante tutto, si continua a vivere meglio della media nazionale grazie a servizi pubblici, scuola, cultura e coesione sociale. E' quanto evidenzia la Camera di commercio.
    Secondo i dati del ministero dell'Economia e delle finanze- ricorda l'ente camerale - il reddito complessivo Irpef per contribuente in Umbria è cresciuto in valori nominali del 10,8%, contro il +13,9% della media nazionale. Ma è quando si considera l'inflazione che emerge la vera caduta: in termini reali, il calo è del 3,7%, oltre tre volte la media italiana (-1%). Una perdita secca di 865,5 euro pro capite in potere d'acquisto. Si tratta della variazione peggiore tra tutte le regioni italiane.
    In confronto, la Basilicata ha guadagnato il 2,3% reale, seguita da Molise (+1,8%), Calabria (+1,6%) e Abruzzo (+1,5%). Altre sette regioni hanno almeno recuperato i livelli pre-Covid, ma l'Umbria resta in coda alla classifica.
    Il quadro peggiora quando si guarda al reddito dei lavoratori dipendenti. In Umbria, tra il 2019 e il 2023, il calo reale è stato del 10,7%, a fronte di una media nazionale del -4,5%.
    Nessuna regione ha fatto peggio. A fronte di un reddito medio di 25.734 euro nel 2019, i lavoratori umbri nel 2023 si sono ritrovati con 25.454 euro, considerando il potere d'acquisto attuale. Va meglio, invece, ai pensionati: in Umbria i redditi da pensione sono cresciuti in termini reali dello 0,9%, sopra la media nazionale (+0,5%).
    A livello provinciale, la situazione resta critica su entrambi i fronti. La provincia di Perugia ha registrato una crescita nominale dell'11,1% del reddito medio Irpef, mentre Terni si ferma al +10,1%. Entrambe sotto la media italiana, entrambe in perdita se si considera l'inflazione. In numeri assoluti, il reddito medio Irpef in Umbria nel 2023 si attesta a 20.600 euro, contro i 21.800 della media nazionale. Meglio delle Marche (20.500 euro) e di tutte le regioni del Mezzogiorno, ma resta un dato deludente per una regione del Centro.
    A bilanciare il pessimismo economico arrivano i dati del Best (Benessere equo e sostenibile dei territori) pubblicati da Istat. In questo campo l'Umbria mostra una resilienza sorprendente: il 46,1% degli indicatori delle due province si colloca nelle classi di benessere "alta" e "medio-alta", contro una media italiana del 41,8%. Solo il 17,2% rientra nelle classi più basse, molto meno del 35,6% nazionale. Il dominio dove l'Umbria eccelle è quello dell'istruzione e formazione: ben il 44,4% degli indicatori è in fascia alta, e il passaggio diretto dei diplomati all'università (59,8%) supera di oitto punti la media italiana. Anche nella partecipazione civica e istituzionale, la regione si distingue: alle elezioni europee 2024 ha votato il 60,8% degli umbri, 11 punti sopra la media nazionale.
    Non mancano, tuttavia, le zone d'ombra. Il dominio più critico del Best è quello legato a innovazione, ricerca e creatività.
    Solo il 37,5% degli indicatori è nelle fasce alte, e la regione presenta dati deludenti sulle domande di brevetto: 53,6 per milione di abitanti, contro una media nazionale di 102,9. Terni sprofonda a 21, mentre Perugia fa meglio con 64,8, ma resta lontana dagli standard nazionali. In Umbria sono attive 156 strutture culturali tra musei, monumenti e aree archeologiche, il 3,5% del totale italiano. Le biblioteche pubbliche e private sono 119, presenti nel 67,4% dei comuni. I servizi on-line comunali per le famiglie sono tra i più avanzati d'Italia: il 61% dei comuni gestisce digitalmente almeno un servizio, contro il 53,6% nazionale. L'Umbria che resiste (e che può ripartire).
    "Il bilancio - sottolinea la Camera di commercio - è agrodolce. L'Umbria ha subito più di altre regioni gli effetti dell'inflazione e della stagnazione post-Covid, specialmente per quanto riguarda il lavoro dipendente. Ma resta una regione dove la qualità della vita, la coesione sociale, l'accesso alla cultura e ai servizi regge, e in alcuni casi supera la media nazionale. Per invertire la rotta serve puntare su innovazione, giovani, capitale umano. Le fondamenta ci sono, ma il tempo stringe. E il benessere, da solo, non paga le bollette".
   

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