Il leader nazionalista
serbo-bosniaco Milorad Dodik, che è destinatario di un mandato
di arresto del tribunale di Sarajevo per attentato all'ordine
costituzionale, ha nuovamente attraversato oggi la frontiera
senza problemi per far ritorno in Bosnia-Erzegovina dopo aver
partecipato ieri sera a Belgrado alla grande manifestazione
popolare in sostegno del presidente serbo Aleksandar Vucic.
"Sono tornato a casa, nel mio villaggio. Ci vediamo nel
pomeriggio", ha scritto su X Dodik, che già nella mattinata di
ieri aveva passato il confine entrando in Serbia senza alcuna
difficoltà né osservazioni da parte della polizia di frontiera.
Parlando ieri sera alle decine di migliaia di manifestanti
radunati sulla spianata davanti al Parlamento di Belgrado, Dodik
aveva ribadito il suo pieno appoggio a Vucic, condannando il
movimento degli studenti in agitazione da novembre, coloro che
"bloccano la Serbia, mettendo in pericolo la sua stabilità, la
sua economia, la sua immagine internazionale". "Per questo la
Republika Srpska è al fianco del presidente Vucic, che bisogna
ulteriormente rafforzare, poichè non vi è alcun altro leader in
grado di rendere la Serbia più forte e di farla progredire
sempre più", aveva detto parlando alla folla a Belgrado. "La
Serbia, aveva aggiunto, non deve consentire di perdere sulla
piazza, ma deve vincere alle elezioni".
La Republika Srpska è l'entità a maggioranza serba della
Bosnia-Erzegovina di cui Dodik è presidente. Il tribunale di
Sarajevo, su richiesta della Procura statale di
Bosnia-Erzegovina, ha emesso il 17 marzo scorso l'ordine di
arresto a carico di Dodik, del premier della Republika Srpska
Radovan Viskovic e del presidente del Parlamento dell'entità
Nenad Stevandic, per la loro mancata risposta a una convocazione
della procura, che li accusa di attentato all'ordine
costituzionale della Bosnia-Erzegovina a causa della loro
crescente attività separatista. Ma finora tale mandato di
arresto non ha trovato esecuzione, nonostante Dodik e Stevandic
abbiano a più riprese oltrepassato la frontiera recandosi in
Serbia, e Dodik anche in Israele. Per questo, la giustizia
bosniaca aveva emesso un nuovo mandato di arresto
internazionale, richiesta tuttavia che non è stata recepita
dall'Interpol, in osservanza dello statuto dell'organizzazione,
che vieta mandati di arresto quando si presume che abbiano
connotazioni di carattere politico, razziale e religioso. I
timori diffusi sono di possibili proteste di massa e disordini
da parte della popolazione serbo-bosniaca in caso di arresto dei
dirigenti della Republika Srpska.
Il presidente serbo Vucic ha detto a più riprese che
l'eventuale arresto di Dodik avrebbe conseguenze disastrose
sulla situazione della sicurezza e della stabilità in
Bosnia-Erzegovina. Germania e Austria - denunciando i ripetuti
attacchi all'integrità territoriale e dell'ordinamento
costituzionale della Bosnia-Erzegovina - hanno imposto sanzioni
a carico di Dodik e degli altri due dirigenti serbo-bosniaci,
vietando loro l'ingresso nei due Paesi. Un'attività, hanno
sottolineato Berlino e Vienna, che minaccia la stabilità del
Paese e dell'intera regione, mettendo a rischio la prospettiva
di integrazione europea della Bosnia-Erzegovina.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA