Gli Stati Uniti hanno rifiutato di sostenere un comunicato di condanna del G7 all'attacco russo a Sumy, citando il desiderio di continuare le trattative con Mosca. E' quanto scrive l'agenzia Bloomberg, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rimosso il governatore della regione, Volodymyr Artyukh, il quale in dichiarazioni ai media aveva implicitamente ammesso che il raid ha preso di mira un raduno militare per la consegna di onoreficenze, come avevano affermato alcune autorità locali.
Alcune fonti citate da Bloomberg hanno detto che l'amministrazione di Donald Trump non ha voluto aderire alla mozione di condanna di Mosca perché intende "preservare lo spazio per negoziare la pace". Il Canada, che ha la presidenza del G7, ha quindi detto agli alleati che senza il sostegno americano sarebbe stato impossibile procedere con il comunicato.
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha intanto visitato Odessa insieme con Zelensky tornando a condannare l'attacco missilistico della Domenica delle Palme, che ha provocato 35 morti, tra cui due bambini, e circa 120 feriti.
"Continueremo ad aiutare l'Ucraina in modo che possa difendersi oggi e scoraggiare future aggressioni, garantendo una pace giusta e duratura", ha scritto il segretario generale sui social.
Quanto al siluramento del governatore della regione di Sumy, un funzionario ucraino ha detto all'agenzia Afp che la decisione è legata a una dichiarazione alla testata Suspilne news in cui Artyukh affermava che era stato "invitato" alla cerimonia militare di domenica mattina in città ma che non l'aveva organizzata lui. Una conferma involontaria quindi delle affermazioni di alcune fonti ucraine, secondo le quali l'attacco russo era diretto contro il raduno per la consegna di onoreficenze ai soldati della 117/a Brigata, organizzato in un centro congressi.
La deputata della Rada Maryana Bezuhla e Artem Semenikhin, sindaco di un'altra città della regione, Konotop, hanno protestato contro la decisione di tenere un simile evento nel centro di una grande città, esponendo i civili al rischio di un attacco nemico. Bezuhla ha affermato che il programma prevedeva, dopo la consegna delle medaglie alle 10, uno "spettacolo per bambini" alle 11. E alle 10.15 è cominciato il raid russo.
"Tutti noi sosteniamo la spinta del presidente Trump verso la pace", ha dichiarato Rutte da Odessa, sottolineando che si tratta di sforzi "non facili". E i commenti che arrivano da Washington, Mosca e Kiev non possono che confermare questa visione. L'inviato speciale Usa Steve Witkoff, che l'11 aprile ha avuto un colloquio di oltre quattro ore con Vladimir Putin a San Pietroburgo, ha parlato in un'intervista a Fox News di una "situazione complicata", con negoziati che riguardano tra l'altro i "cinque territori" ucraini rivendicati dalla Russia, cioè la Crimea e le regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. "Sapete che per noi queste sono linee rosse", ha risposto Zelensky. "Ancora una volta, i rappresentanti discutono di questioni che vanno oltre la loro competenza", ha aggiunto.
Mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha giudicato che "la materia è così complessa che è difficile aspettarsi risultati immediati".
A rinfocolare la polemica tra Kiev e Washington è intervenuta una risposta di DJ Vance allo stesso Zelensky, che, memore dello scontro del 28 febbraio nello Studio Ovale, lo aveva accusato ieri di "giustificare le azioni di Putin". "Penso che sia piuttosto assurdo che Zelensky dica al governo americano, che attualmente tiene insieme tutto il suo governo e lo sforzo bellico, che in qualche modo siamo dalla parte dei russi", ha affermato il vice presidente Usa.
Quanto all'Europa, il presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, ha chiesto la rimozione dall'incarico e un processo davanti a "un tribunale internazionale delle Nazioni Unite" per l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue Kaja Kallas, accusata di avere mancato di rispetto "alla memoria di coloro che si sono sacrificati per salvare il mondo dal nazismo" per avere invitato i Paesi candidati all'ingresso nell'Unione a non partecipare il 9 maggio a Mosca alla parata per l'80/o anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica. "La Russia teme chiaramente coloro che parlano e agiscono con fermezza a sostegno della difesa dell'Ucraina", ha risposto una portavoce della Ue.
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