La polizia del Mozambico "ha
sparato direttamente sulla folla" durante le proteste seguite
alle elezioni dell'ottobre scorso, uccidendo circa 400 persone:
lo ha affermato Amnesty International, deplorando il fatto che
"nessun responsabile" sia stato "ritenuto responsabile".
Almeno 388 persone sono morte, secondo l'ong locale
Plataforma Decide, durante la disputa elettorale sulle elezioni
di ottobre, vinte dallo storico partito al governo e segnate da
numerose irregolarità, secondo diverse missioni di osservazione
internazionali. "I video mostrano che in diverse occasioni la
polizia ha sparato direttamente sulla folla con armi letali o in
aria come 'colpi di avvertimento', il che costituisce un uso
illegale della forza e un uso inappropriato delle armi da
fuoco", ha dichiarato Amnesty International in un rapporto
pubblicato oggi. Si basa su una trentina di interviste a
testimoni e su un centinaio di video o foto pubblicati sui
social network nel momento più intenso delle manifestazioni,
degli scioperi e dei blocchi che hanno paralizzato il Paese fino
all'insediamento del presidente Daniel Chapo a metà gennaio.
Amnesty "ha osservato l'uso di armi letali, come fucili tipo
AK e pistole", comprese quelle sparate da veicoli in movimento,
ha riferito l'ong nel suo rapporto di 49 pagine. "Le armi da
fuoco non sono uno strumento tattico di polizia utilizzato
durante gli assembramenti pubblici", sottolinea. Prima della
calma di fine marzo, segnata dalla stretta di mano con il nuovo
presidente, il principale oppositore, Venancio Mondlane, aveva
invitato i suoi sostenitori a contestare i risultati ufficiali
che gli attribuivano il 24% dei voti, mentre lui ne rivendicava
il 53%.
Alla luce di questo contesto, la ong chiede che il Procuratore
generale deve "garantire che tutte le accuse di omicidio,
lesioni personali e detenzione arbitraria" siano soggette a
"indagini imparziali e approfondite".
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