Roma ospita il secondo round di colloqui indiretti tra rappresentanti della Repubblica Islamica dell'Iran e degli Stati Uniti sul dossier nucleare, un incontro segnato da una notevole diffidenza reciproca e quindi grande incertezza sui possibili esiti.
Mentre è in corso la visita in Italia del vicepresidente Usa JD Vance, l'annuncio ufficiale è giunto dal ministero degli Esteri iraniano, con la conferma della la presenza del capo della diplomazia di Teheran, Abbas Araghchi. "I colloqui puntano a raggiungere ulteriori progressi verso un accordo equo, vincolante e sostenibile", ha fatto sapere il dicastero, come riporta l'agenzia Irna.
Araghchi, che è in visita a Mosca, ha precisato che "l'Oman resta il mediatore ufficiale del negoziato". Alla vigilia del vertice, il ministro iraniano ha però lanciato un monito a Washington: "Stiamo ricevendo messaggi contraddittori e incoerenti dagli Stati Uniti. Il significato di questi messaggi e gli obiettivi che perseguono sono di loro interesse". E ha poi aggiunto: "Dal nostro punto di vista, ciò che conta è ciò che viene detto al tavolo dei negoziati". Araghchi ha comunque ribadito l'impegno di Teheran al dialogo: "La nostra posizione è chiara e non cambierà. Partecipiamo con serietà e coerenza, e ci aspettiamo lo stesso atteggiamento dalla controparte americana".
Ma non ha mostrato particolare ottimismo: "Le richieste irrealistiche degli Stati Uniti riducono le possibilità di arrivare a un accordo", aggiungendo che "l'Iran non è ancora pronto a contatti diretti con i negoziatori americani".
E da Mosca, in coincidenza con la presenza del capo della diplomazia di Teheran, arriva l'apertura del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. "Siamo pronti ad agevolare il processo verso un'intesa fra Teheran e Washington", ha dichiarato Lavrov. "L'unica possibilità per un accordo è un'intesa esclusivamente sulle questioni nucleari. L'inserimento di temi estranei crea una situazione molto rischiosa".
Secondo Lavrov, è fondamentale che ogni negoziato avvenga "nel quadro del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari" e tenga conto "dei legittimi interessi dell'Iran". La Reuters, citando alte fonti iraniane, afferma che Teheran sarebbe anche disposta a ridurre l'arricchimento dell'uranio, ma solo se Donald Trump garantirà che gli Usa resteranno nell'accordo sul nucleare.
Inoltre l'Iran non ha intenzione di negoziare sul suo programma missilistico, che considera estraneo a qualsiasi accordo sul nucleare.
Intanto Steve Witkoff, l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, alla vigilia dei colloqui a Roma ha avuto un incontro informale a Parigi con il capo del Mossad, David Barnea, e il ministro israeliano per gli Affari Strategici, Ron Dermer.
Secondo fonti di Axios, il colloquio si è concentrato proprio sui negoziati di Roma. Barnea e Dermer avrebbero cercato di influenzare la posizione americana in vista del secondo round di colloqui con Teheran, scrive il portale. Nei giorni scorsi il New York Times ha scritto che Washington avrebbe bloccato i piani israeliani per raid contro gli impianti atomici iraniani.
L'attacco, ha affermato il quotidiano, era in programma per maggio.
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