Hamas vuole disperatamente la fine della guerra a Gaza, stretto tra pressione militare, logistica, diplomatica e i segnali di rivolta della popolazione devastata da un anno e mezzo di bombardamenti. Il gruppo fondamentalista, che governa la Striscia e tiene in cattività da 564 giorni 59 ostaggi tra vivi e morti, ha rilanciato dichiarandosi pronto a cedere il potere politico a un'entità palestinese concordata "a livello nazionale e regionale".
Ma non a disarmare. Tema che il primo ministro israeliano ritiene non negoziabile. Appoggiato pienamente dal presidente Usa: "Sono dalla stessa parte su ogni questione", ha scritto Donald Trump su Truth dopo una conversazione telefonica con Benyamin Netanyahu martedì pomeriggio. "Abbiamo parlato di numerosi argomenti, tra cui il commercio e l'Iran. La chiamata è andata molto bene", ha aggiunto. Intanto i mediatori di Egitto e Qatar hanno proposto una nuova bozza di accordo sul cessate il fuoco che durerebbe tra cinque e sette anni, la fine ufficiale della guerra, il ritiro completo dell'Idf da Gaza e il rilascio degli ostaggi in cambio di un numero da concordare di detenuti palestinesi.
Fonti egiziane hanno fornito ulteriori dettagli: il piano sarebbe stato elaborato durante la recente visita del presidente egiziano Sisi a Doha. Il Cairo è d'accordo con il Qatar sul disarmo di Hamas. Una fonte palestinese ha dichiarato al canale saudita al Hadath che nei prossimi due giorni si terrà un nuovo ciclo negoziale a Doha e al Cairo con la partecipazione dei mediatori internazionali. Ma con un cambiamento di programma: sia Gerusalemme che Washington hanno fatto pressioni affinché sia l'Egitto a guidare, al posto del Qatar, i colloqui, ritenendo che il Cairo possa esercitare pressioni più efficaci su Hamas affinché accetti un accordo. Nel mentre, a dimostrazione che dietro le quinte molte cose si stanno muovendo, l'ambasciata palestinese al Cairo ha dato istruzioni al suo personale, che aveva coordinato le evacuazioni mediche da Gaza agli ospedali egiziani e facilitato l'ingresso degli aiuti umanitari, di trasferirsi con le proprie famiglie nella città egiziana di Arish, vicino al confine con l'enclave. Arish era stata indicata nelle scorse settimane da diverse indiscrezioni dei media, come il luogo dove ricollocare i gazawi: circostanza smentita con veemenza dal Cairo.
Nel gabinetto di sicurezza, secondo gli osservatori, la tensione è molto alta, con diversi esponenti che criticano lo stallo come 'una perdita di tempo prezioso' e alcuni ministri di estrema destra che sollecitano l'escalation a Gaza. Se così fosse, il capo di stato maggiore dovrebbe mettere mano a una mobilitazione estesa di riservisti, l'ingresso di un maggior numero di divisioni nella Striscia e l'uso di fuoco più pesante rispetto agli ultimi giorni. All'ordine del giorno c'è anche la modalità di ingresso degli aiuti umanitari a Gaza per evitare che dopo un mese in cui tutti i valichi sono rimasti chiusi per impedire a Hamas di rifornirsi di cibo e gasolio, i miliziani riescano a impadronirsene. Nel mentre cresce a dismisura la tensione tra Netanyahu e il capo dello Shin Bet Ronen Bar, dopo la dichiarazione giurata presentata lunedì all'Alta Corte in cui sono contenute gravi accuse nei confronti del primo ministro e documenti classificati cruciali per la sicurezza del Paese.
Trump visiterà l'Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti dal 13 al 16 maggio. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.
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