"L'effetto Donald Trump sta mettendo il turbo al disfacimento dei rispetto dei diritti umani, ponendo a rischio miliardi di persone in tutto il pianeta". È quanto sostiene Amnesty International, in occasione della presentazione del rapporto annuale 'Lo stato dei diritti umani nel mondo'.
"La campagna contro i diritti lanciata dall'amministrazione Trump ha aggravato violazioni già presenti nel corso del 2024, erodendo decenni di duro lavoro per costruire e promuovere i diritti umani universali e accelerando il declino verso una nuova era brutale caratterizzata da pratiche autoritarie e avidità aziendale", spiega l'ong.
"Anno dopo anno, abbiamo denunciato i pericoli di un arretramento del rispetto dei diritti umani. Ma gli eventi degli ultimi 12 mesi, non ultimo il genocidio israeliano dei palestinesi a Gaza trasmesso in diretta streaming ma inascoltato, hanno messo a nudo quanto il mondo possa essere un luogo infernale per le persone quando gli stati più potenti abbandonano il rispetto del diritto internazionale e ignorano le istituzioni multilaterali", ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
"A cento giorni dal suo secondo mandato, il presidente Trump ha mostrato solo un assoluto disprezzo per i diritti umani universali. Il suo governo ha preso di mira rapidamente e deliberatamente istituzioni e iniziative vitali statunitensi e internazionali, concepite per rendere il nostro un mondo più sicuro e giusto. Il suo assalto totale ai concetti stessi di multilateralismo, asilo, giustizia razziale, genere, salute globale e azione climatica sta esacerbando il danno sta ulteriormente incoraggiando altri leader e movimenti contrari ai diritti umani a unirsi al suo assalto", ha aggiunto Callamard.
Oltre a Gaza, il rapporto di Amnesty accende i fari anche sulle situazioni - legate a guerre e crisi interne - in Sudan, Myanmar e Repubblica Democratica del Congo, nonché alle discriminazioni in Afghanistan e Iran come esempio di situazione in rapido deterioramento e violazione sistematica dei diritti umani.
Cpr, ddl Sicurezza e ordine pubblico: le critiche all'Italia
La politica migratoria del governo Meloni finisce nel mirino del rapporto 'Lo stato dei diritti umani nel mondo' pubblicato da Amnesty International. Stando al testo, il governo italiano avrebbe infatti "cercato di screditare i giudici che non avevano convalidato gli ordini di detenzione" dei migranti nei centri in Albania, "minando la loro indipendenza", si legge nell'edizione del rapporto focalizzata sul 2024.
Il testo accusa l'Italia di aver tentato di "inviare richiedenti asilo salvati in mare in Albania per esaminare le loro richieste fuori dal territorio nazionale" e di continuare "a sostenere la Libia nel trattenere i migranti nonostante le prove di gravi violazioni dei diritti umani".
Per quel che riguarda i centri per migranti il report sottolinea come "le condizioni nei centri di rimpatrio per migranti non rispettino gli standard internazionali, con persone detenute in gabbie spoglie, mobili in cemento, servizi igienici inadeguati". Amnesty sottolinea inoltre che tre procedure speciali delle Nazioni Unite "hanno espresso preoccupazione per le restrizioni imposte dall'Italia alle attività dei difensori dei diritti umani impegnati nel salvataggio di vite in mare", il cui lavoro - rimarca l'ong - "l'Italia tuttavia continua a ostacolare".
Nell'impianto del ddl Sicurezza, inoltre, ci sarebbero "disposizioni draconiane che restringono ulteriormente il diritto alla riunione pacifica". E' quanto sostiene, nella sezione dedicata all'Italia, il rapporto 'Lo stato dei diritti umani nel mondo' pubblicato da Amnesty International e focalizzato sul 2024.
Per quel che riguarda la gestione dell'ordine pubblico "la polizia ha fatto uso eccessivo e non necessario della forza contro i manifestanti in numerose occasioni. A febbraio, la polizia ha utilizzato illegalmente i manganelli contro studenti che protestavano a Pisa in solidarietà con i palestinesi, ferendo 15 persone, 11 delle quali minorenni. Un'indagine sulle azioni di 10 agenti di polizia era in corso", spiega ancora il rapporto. Il testo accende i fari anche sul tema dei femminicidi.
Stando ai dati di Amnesty, "ci sono stati 95 femminicidi dovuti a episodi di violenza domestica, 59 dei quali ad opera di partner o ex partner. A febbraio il comitato Cedaw (che monitora i diritti delle donne, ndr) ha espresso preoccupazione per l'elevata prevalenza di violenza di genere contro le donne e per la bassa percentuale di denunce", spiega il rapporto, critico anche sul fatto che "la definizione di stupro nella legislazione italiana non includa il concetto di consenso".
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