Colombia e Panama hanno
concordato di "lavorare insieme" per fornire "un trattamento
umano" ai migranti respinti dagli Stati Uniti.
Lo ha riferito il presidente di Panama, José Raúl Mulino, al
termine dell'incontro con il suo omologo colombiano, Gustavo
Petro, arrivato ieri nel paese centroamericano per una visita
ufficiale.
"Abbiamo discusso in dettaglio la questione tenendo conto in
particolar modo dei problemi che la migrazione inversa comporta
per entrambi i paesi", ha detto Mulino, precisando che "spetta a
coloro che controllano i destini dei paesi di transito trattarli
bene, nel rispetto di tutti i loro diritti umani".
Bogotà tuttavia rimane ferma sulla posizione di non
accettare il rimpatrio di migranti che non siano di nazionalità
colombiana e i due presidenti non hanno fatto nessuna menzione
alla possibilità di istituire voli di rimpatrio per i migranti
venezuelani diretti alla città colombiana di Cúcuta, vicino al
Venezuela, per consentire il ritorno via terra.
L'ipotesi era stata ventilata nei giorni scorsi tenendo conto
del fatto che non sono consentiti voli diretti da Panama al
Venezuela a causa della sospensione delle relazioni diplomatiche
con Caracas.
La chiusura delle frontiere Usa e la rigida politica di
espulsioni dell'amministrazione Trump ha invece posto fine
drasticamente al principale problema che fino all'anno scorso
accomunava Panama e Colombia, ovvero il controllo
dell'incessante flusso di migranti verso nord attraverso il
pericoloso passaggio della selva del Darién, al confine tra i
due paesi, passato dai 37 mila di febbraio del 2024 ai 400 di
quest'anno.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA