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Il Pkk si scioglie, fine della lotta armata in Turchia

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Il Pkk si scioglie, fine della lotta armata in Turchia

Dopo 47 anni, come chiesto da Ocalan. Ankara: 'Punto di svolta'

12 maggio 2025, 19:43

di Filippo Cicciù

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Il Pkk annuncia il cessate il fuoco con la Turchia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Pkk annuncia il cessate il fuoco con la Turchia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo quasi 50 anni la Turchia volta una delle pagine più dolorose della sua storia. L'annuncio dell'abbandono della lotta armata e dello scioglimento da parte del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) arriva dopo un conflitto che ha portato alla morte di oltre 40mila persone, a partire dagli scontri con l'Esercito iniziati nei primi anni '80, mentre il gruppo era stato fondato nel 1978 come un partito armato di orientamento marxista-leninista con rivendicazioni indipendentiste curde.

L'annuncio della fine del Pkk, gruppo che Ankara ha sempre ritenuto terrorista, era atteso da tempo. L'appello per lo scioglimento e l'abbandono della lotta armata era arrivato a fine febbraio direttamente dalla voce del fondatore più noto del Pkk, lo storico leader Abdullah Ocalan. Condannato all'ergastolo e incarcerato dal 1999 nella prigione di massima sicurezza sull'isola di Imrali a sud di Istanbul, Ocalan aveva ordinato al Pkk di dissolversi, affermando che non c'era "alternativa alla democrazia" per ottenere il rispetto da parte di Ankara per l'identità dei circa 15 milioni di curdi di Turchia. Il Pkk ha mostrato obbedienza al suo leader, convocando nel giro di un paio di mesi un congresso dove è stato dichiarato lo scioglimento.

"Il processo pratico (per l'abbandono della lotta armata e per la dissoluzione del gruppo) sarà gestito e attuato dal leader Apo (il soprannome di Ocalan)", ha affermato il Pkk, mentre resta da chiarire come l'annuncio verrà concretamente trasformato in realtà. Secondo fonti vicine al gruppo, la consegna delle armi in possesso dei militanti avverrà in tre fasi e sotto la supervisione delle Nazioni Unite.

L'arsenale sarà consegnato presso alcune località del Kurdistan iracheno, in provincia di Duhok, Erbil e Sulaymaniyah. Si tratta della regione dove è presente il quartier generale del Pkk e dove, in base ad un accordo per la tregua che è durato dal 2013 al 2015, la maggior parte dei militanti si erano trasferiti, mentre secondo stime almeno 250 membri sarebbero ancora presenti in Turchia.

"Per non avere alcun incidente su questa strada la nostra intelligence monitorerà ciò che resta da fare per concludere questo processo", ha affermato il presidente Recep Tayyip Erdogan, definendo lo scioglimento del Pkk come "una decisione importante" per la pace, anche a livello regionale. Il leader turco aveva sostenuto nei mesi scorsi il processo di pace con il gruppo curdo armato, che era stato avviato dal partito di estrema destra nazionalista di Turchia, il Mhp alleato di Erdogan in Parlamento, una forza politica storicamente lontana dalla causa curda. Devlet Bahceli, presidente dell'Mhp, aveva chiesto a Ocalan in autunno di sciogliere il gruppo, in cambio di concessioni sul suo isolamento carcerario.

Da allora, il leader del Pkk ha ricevuto varie visite in carcere da parte dei deputati del partito filo-curdo Dem, la terza forza politica più rappresentata nel Parlamento di Ankara. Ѐ in questo contesto che si è arrivati prima all'appello di Ocalan e poi allo scioglimento del Pkk. L'annuncio è stato accolto dalla maggior parte delle forze politiche in Turchia, tra cui il principale partito di opposizione Chp e lo stesso Dem che lo ha definito "un'opportunità per la pace", mentre il ministero degli Esteri tedesco lo ha salutato come "un passo importante". Anche a livello regionale la decisione del Pkk ha ricevuto apprezzamento, dalla Giordania al Kurdistan iracheno di Nechirvan Barzani, che ha parlato di "maturità politica", affermando la disponibilità ad aiutare nel processo di pace parte di Erbil.

La fine del Pkk "contribuirà alla stabilità nella regione", ha detto il ministro degli Esteri siriano, Asaad Hassan Al-Shaibani, il cui governo ha stretto nei mesi scorsi un'intesa con i rappresentanti politici dei curdi nel nord est della Siria, vicini al Pkk. Mentre da tempo Erdogan chiede un cambiamento della Costituzione, Ankara ha chiarito che anche dopo lo scioglimento del Pkk non ci sarà comunque spazio per emendamenti costituzionali che gettino le basi per un'amministrazione autonoma e federale nel sud est anatolico, abitato in larga maggioranza dalla popolazione curda. Apparirà più chiara in futuro la reazione da parte della società in Turchia, mentre resta ancora da chiarire quale sarà il destino dei militanti ancora nel Paese. Come anche quello dei migliaia di membri del partito filo-curdo Dem che sono stati arrestati negli scorsi anni con accuse relative alla "propaganda terroristica" a favore del Pkk. Tra loro Selahattin Demirtas, l'ex leader del partito, ancora in carcere dopo l'arresto nel 2016, nonostante la Corte europea dei diritti umani ne abbia più volte chiesto la scarcerazione.

 

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