"Fare rete, scambiarsi buone
pratiche, sfruttando il potenziale di questo sistema, e parlare
anche delle criticità". E' questo l'obiettivo della conferenza
delle scuole italiane all'estero, che si svolge al Maxxi,
riunendo per la prima volta i rappresentanti degli istituti di
formazione presenti in tutto il mondo. Lo ha spiegato Alessandro
De Pedys, direttore generale per la diplomazia pubblica e
culturale della Farnesina.
La storia delle scuole all'estero inizia con l'unità
d'Italia, con il primo collegio istituito ad Alessandria
d'Egitto, ha ricordato De Pedys. Poi con il passare degli anni,
da "strutture pensate per i figli di italiani si è andati verso
istituti sempre più frequentati dalle cominutà locali, e dalla
scuola dell'infanzia ci si è allargati a scuole medie, licei,
istituti professionali, con l'aumento del numero di famiglie
straniere che vogliono che i loro figli imparino l'italiano". Ed
oggi in alcuni casi, come Lima e Addis Abeba, la maggior parte
degli studenti che frequentano le scuole sono stranieri. "E' un
trend che vogliamo incoraggiare", ha sottolineato De Pedys,
riferendo che ci sono anche programmi già avviati con borse di
studio per far sì che i percorsi scolastici all'estero possano
proseguire nelle università italiane.
Il direttore generale ha enfatizzato tra le altre cose la
centralità dei docenti.
"In un momento di crescente disagio giovanile, con il futuro
visto come minaccioso e con un'erosione di valori che può
portare alla chiusura e alla passività, i docenti oltre alla
famiglia hanno un ruolo chiave per trasmettere agli studenti i
valori che permettano loro di guardare al futuro con
positività".
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