“La cosa più importante è che non ci sia più violenza. Non voglio parlare dei saluti romani, perché voglio parlare di Sergio Ramelli”. Così il presidente del Senato Ignazio La Russa si è espresso oggi, a margine della commemorazione per i 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da un commando di estrema sinistra.
Interpellato dai giornalisti in merito alla possibilità che durante la commemorazione promossa da movimenti neofascisti vengano esibiti saluti romani, La Russa ha evitato di commentare direttamente: “A te interessa parlare dei saluti romani, non del fatto che oggi diciamo no a qualsiasi tipo di violenza. Possibile che non si capisca la differenza? Possibile che vi fermiate sempre alla strumentalizzazione su una cosa su cui io non posso influire?”.
Successivamente, durante la cerimonia per Enrico Pedenovi — consigliere provinciale del Movimento Sociale Italiano, ucciso da Prima Linea nel 1976 — La Russa è tornato sul tema: “Un giornalista mi chiedeva cosa penso del fatto che in un’altra manifestazione per Ramelli ci saranno saluti romani. Io lì non ci sono. Qui non ne avete visti. E se ci fossero, ne risponderebbero i diretti interessati. Non mi pare che la magistratura l’abbia considerato reato, ma questo non importa. Quello che importa è che il no alla violenza deve prevalere”.
Il presidente del Senato ha poi voluto sottolineare il valore simbolico della cerimonia: “Questa semplice commemorazione, senza segni esteriori, senza saluti particolari, vale più di ogni altra manifestazione. Nel nome di Enrico e Sergio, l’intento è offrire a tutti gli italiani un segnale di concordia, di pace, pacificazione e soprattutto di amore”.
In un post pubblicato su Instagram, La Russa ha rilanciato un appello all’unità nazionale: “Lancio un appello sincero e convinto affinché si cerchi disperatamente di mettere insieme la nostra storia senza soluzioni di continuità. Una storia che, quantomeno, riguardi il dopoguerra e che non deve affondare le radici nell’odio”. Nello stesso messaggio, il presidente del Senato ha espresso sostegno alla proposta del sindaco di Milano Giuseppe Sala di intitolare una piazza a tutte le giovani vittime del terrorismo: “Sono estremamente favorevole”.
Infine, un monito: “Se qualcuno non ne vuole approfittare e preferisce rimanere abbarbicato a concetti di odio e guardare indietro...”, ha scritto, lasciando la frase in sospeso.
In serata si è concluso con il rito del 'presente' e il saluto romano il corteo per il 50esimo anniversario della morte di Sergio Ramelli. Da un palazzo vicino è risuonata ad alto volume 'Bella ciao', il canto popolare dedicato alla Resistenza. Alcuni manifestanti hanno replicato con insulti, e sono stati fatti esplodere alcuni petardi, poi gli organizzatori hanno riportato l'ordine e la manifestazione si è sciolta. Il corteo di estrema destra per i 50 anni dalla morte dello studente del Fronte della Gioventù ucciso da esponenti di Avanguardia operaia era arrivato in via Paladini, dove Sergio Ramelli abitava. I manifestanti, il cui numero è aumentato nel corso del tragitto, si sono poi messi davanti al murale in memoria del giovane, dove sono stati deposti alcuni mazzi di fiori.
"Non sporcate quella bandiera", ha gridato una donna al passaggio del corteo riferendosi ai tricolori sventolati dai manifestanti. Per alcuni istanti si è sentita in lontananza la musica di 'Bella ciao'.
Poi il corteo, come negli anni scorsi, si è concluso con il rito del 'Presente' e il saluto romano. (
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