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L'elezione di Prevost gela il mondo Maga: 'E' anti-Trump'

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L'elezione di Prevost gela il mondo Maga: 'E' anti-Trump'

Bannon: 'Fatta la peggior scelta'. Le bordate dell'ultradestra

09 maggio 2025, 19:43

Redazione ANSA

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Steve Bannon © ANSA/Getty Images via AFP

Steve Bannon © ANSA/Getty Images via AFP

L'elezione di Leone XIV, primo Papa statunitense della storia, gela il mondo Maga e le frange ultraconservatrici di quello cattolico americano, rischiando di mettere in difficoltà Donald Trump e il suo devotissimo vice JD Vance nonostante le loro felicitazioni. Il conclave ha scelto il meno americano dei cardinali Usa e comunque l'altra faccia dell'America trumpiana: figlio di immigrati, un'importante esperienza missionaria in Perù, un costruttore di "ponti" (non di muri quindi), uno che sui social ha bacchettato sia il presidente che il suo numero due sulle deportazioni, schierandosi anche contro la pena di morte, la proliferazione delle armi, il climate change. E simpatizzando con George Floyd, l'afroamericano soffocato brutalmente dalla polizia. Insomma, una figura che sembra l'antitesi dell'America first, dell'isolazionismo a stelle e strisce, dei tagli agli aiuti umanitari, anche se più conservatore su temi come la famiglia o l'identità di genere.

Parlando ai quasi 60 milioni di cattolici americani, che negli ultimi anni si sono spostati a destra e nel 2024 hanno votato in maggioranza (il 59%) Trump, il nuovo pontefice potrebbe minare il consenso del tycoon proprio sui fondamentali della sua piattaforma e della sua popolarità: questa volta la voce di un Papa americano sarebbe più difficile da ignorare o da attaccare. Per questo dal movimento della base trumpiana sono partite subito le prime bordate. Uno dei più importanti alleati cattolici del presidente, il suo ex stratega alla Casa Bianca Steve Bannon, ha definito Leone XIV la "peggior scelta per i cattolici Maga: è stato un voto anti-Trump da parte dei globalisti che gestiscono la Curia. E' il Papa che Bergoglio e la sua cricca volevano", ha accusato il guru dell'estrema destra americana, che una settimana fa aveva predetto l'elezione del cardinale Prevost, indicandolo come 'dark horse', un outsider spinto da quei poteri forti che il movimento Maga identifica nei cosiddetti 'Deep State' e 'Deep Church'. Gli ha fatto eco su X l'influencer cospirazionista Laura Loomer, trumpiana di ferro e consigliera super fidata del presidente Usa, pur non avendo nessun ruolo ufficiale nell'amministrazione: "E' anti-Trump, anti-Maga, un woke a favore delle frontiere aperte. È un marxista convinto come Papa Francesco.

I cattolici non hanno nulla di buono da aspettarsi: un'altra marionetta marxista in Vaticano". Pure il magazine conservatore (britannico) The Spectator scrive che "il collegio dei cardinali ha reso ben evidente che Roma non è fan del presidente", chiedendosi nel titolo dell'editoriale se Leone XIV sia parte della "Trumplash", ossia della resistenza globale al presidente americano. Sui social in Usa è un fiorire di accuse e teorie complottiste in linea con le opinioni di Bannon e Loomer, anche se per qualcuno poteva andare "molto peggio", ad esempio con il cardinale filippino Tagle e le sue "mosse disco progressiste sull'altare". Non tutti gli alleati di Trump tuttavia sono rimasti delusi dalla scelta: l'influencer Maga Charlie Kirk si consola con il fatto che a suo dire il Papa è repubblicano, avendo votato - come provano i registri elettorali - alle primarie del Grand Old Party in Illinois nel 2012, 2014 e 2016 (quindi ai tempi di Obama e poi dell'ascesa vittoriosa del tycoon). Tra gli attacchi al nuovo Papa anche le accuse di aver insabbiato casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti quando era in Perù e a Chicago.

Una "campagna orchestrata da settori ultraconservatori della Chiesa", sostiene El Pais, riferendo che la Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo aver condotto un'indagine approfondita sui casi prima del Conclave, "ha concluso che la condotta del neoeletto Papa è stata impeccabile". L'elezione del nuovo pontefice ha allarmato pure la comunità Lgbtq+ per le sue posizioni conservatrici in materia di famiglia e identità di genere. Nel 2012, parlando ai vescovi, disse che i media occidentali e la cultura popolare promuovono "simpatia per credenze e pratiche in contrasto con il Vangelo: si noti, ad esempio, come le famiglie alternative composte da partner omosessuali e dai loro figli adottivi siano rappresentate in modo così benevolo e compassionevole nei programmi televisivi e al cinema". Come vescovo in Perù si scagliò inoltre contro quella che definì "la promozione dell'ideologia di genere" nelle scuole, che, a suo dire, "cerca di creare generi che non esistono".

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