Bella Ciao e i papaveri rossi sono da sempre simboli indiscussi del 25 aprile. La canzone Bella Ciao è diventata celebre in tutto il mondo, tradotta in tutte le lingue, anche in farsi per la giovane Masha Amini, la ragazza iraniana arrestata dalla polizia iraniana per non aver indossato correttamente il velo e morta in circostanze misteriose, o rivisitata da artisti ucraini nella guerra contro la Russia. E' stata perfino inserita in una serie Netflix molto famosa La Casa di Carta.
L'origine di Bella Ciao, tuttavia, non è proprio certa. Pur essendo universalmente noto come l'inno dei partigiani, esistono anche dubbi che il brano fosse realmente cantato durante la seconda guerra mondiale. Di sicuro questa canzone il pubblico l'ha conosciuta al Festival di Spoleto del 1964, che la presentò come inno delle mondine e dei partigiani. In ogni caso è diventata la canzone inno di chi lotta per le libertà, non a caso ripresa nei cortei e nelle manifestazioni, a partire da quelle studentesche.
Poi nel corso degli anni le innumerevoli interpretazioni da parte di star italiane e internazionali, da Milva a Yves Montand, nei più vari generi musicali, l'hanno resa celebre in tutto il mondo.
Il papavero rosso è simbolo dei caduti in guerra, del sangue versato sui campi di battaglia, sono i primi fiori che spuntano in questo periodo nei campi, liberi, simbolo quindi anche di Resistenza. Sono anche i fiori scritti da Fabrizio De Andrè nei versi immortali nella Guerra di Piero: "Dormi sepolto in un campo di grano/non è la rosa non è il tulipano/che ti fan veglia dall'ombra dei fossi/ma sono mille papaveri rossi".
Il papavero rosso è infatti anche il simbolo del Remembrance Day o 'Poppy (papavero) Day': giorno in cui i Paesi del Commonwealth, l'11 novembre, ricordano i caduti della Prima Guerra Mondiale e per estensione i morti di tutte le guerre. E' un altro giorno della memoria. In questa data i reali britannici, ad esempio, indossano una spilla molto particolare, un papavero rosso.
Il testo di Bella Ciao nella sua versione più diffusa
Una mattina mi son svegliato,
oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.
E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»
«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!
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