(dell'inviata Alessandra Magliaro)
''Yves Sant Laurent come un visionario, un romantico, un artista
prima ancora che un designer, con un forte lato oscuro. Non mi
interessava la moda in se', ne' una cronologia dei fatti, non e'
per questo un biopic tradizionale'': Betrand Bonello racconta
Saint Laurent, il film sul grande stilista francese, tra i film
piu' attesi del concorso del 67/mo festival di Cannes,
applaudito dalla stampa al termine della proiezione. E' il
secondo Saint Laurent portato al cinema quest'anno dopo il film
di Jalil Lespert presentato al festival di Berlino e tutto
centrato sul socio di Yves, Pierre Berge'. ''Si ci sono due film
sulla stessa persona sul mercato, noi lavoravamo al progetto da
molti mesi quando e' stato annunciato l'altro e qualche ostacolo
sulla strada l'abbiamo avuto, e' capitato cosi' ma ciascuno ha
fatto il proprio film e sono certamente molto diversi'' ha detto
il regista che qualche anno fa aveva portato al festival
L'apollonide.
Cosi' mentre 'l'altro' Saint Laurent era stato approvato da
Berge' questo non e' stato visto da nessuno e a Cannes e'
davvero la prima mondiale. ''Mi sono sentito completamente
libero, anche per il fatto che l'altro film fosse in un certo
senso quello 'ufficiale'. So di aver fatto un lavoro rigoroso ma
non e' un documentario''. Nelle due ore e mezza (troppe per la
verita') del film emerge tutta la complessita' di questo geniale
stilista e il suo rapporto con l'epoca degli anni '70. La sua
omossessualita' e' centrale per capirne la figura ma anche la
sua idea di bellezza, influenzato dalla grande passione per
l'arte, per il cinema e per la musica che e' il sottofondo
sonoro delle sue creazioni. ''C'e' una parte di me in Yves - ha
detto Gaspard Ulliel, che lo interpreta ottimamente - e al tempo
stesso sono riuscito a diventarlo durante le riprese dopo aver
preso ispirazione da tutto cio' che lo riguardava''. C'e' una
messa in scena che esalta l'aspetto viscontiano, parole di
Bonello, di Saint Laurent, un'idea sofisticata di bellezza e una
cura di dettagli veramente interessante. Il film pero', ed e'
questo da apprezzare, riesce ad andare oltre la sequenza dei
fatti storici - le collezioni di successo, il marketing opera
altrettanto geniale di Berge' che porto' la YSL nel mondo dagli
smalti alle borse, il passaggio di proprieta', la riconquista
del nome per esteso - per approfondire la sua personalita'.
''Sono affascinato dalla decadenza, dai momenti in cui le cose
sembrano sul punto di finire'', dice Bonello e la vita di Saint
Laurent e' stata spesso in bilico. Nel film si segue quel che
accade al giovane talento dal '67 al '76 e quello che si
muoveva intorno a lui, influenzato da Andy Warhol ad esempio con
cui si scriveva e che ammirava, mentre la realta' del mondo
fuori sembrava non coinvolgerlo minimamente preso dal lusso
estremo della sua esistenza e delle sue visioni artistiche che
diventavano vestiti. Eppure, come ben fa vedere il film in
sequenze divise a meta' tra immagini di cronaca e finzione,
quelle collezioni nate da una persona che non usciva dalla sua
abitazione-atelier se non la sera per perdersi nei locali tra
alcol e droghe, sono assolutamente contemporanee alla propria
epoca e anzi l'immagine stessa degli anni '70, con quei
pantaloni larghi e fluidi portati con le giacche maschili o le
fantasie delle stoffe preziose con i disegni rubati alle camicie
da uomo, le collane lunghe a catena.
A chi ama la moda questo film non dispiacera': Bertrand
Bonello si concentra su due collezioni emblematiche: la
Liberazione del '71 e la 'mitica' Russian Ballet del '76: la
prima criticatissima perche' in piena epoca hippie aveva fatto
sfilare le sue modelle come le star del cinema degli anni '40 e
la seconda in cui tutta l'influenza orientale si fa sentire
oltre ai quadri di Matisse e Delacroix. Molti abiti sono
riprodotti alcuni provengono da collezioni private. Non mancano
gli accenni ad altri personaggi storici come Jean Paul Gaultier
(cui riserva una frecciatina), Betty Catroux che fu una celebre
modella di Chanel e divenne una sua musa, Jacques de Bascher
(Louis Garrel nel film) che diviene il suo amante (e anche
quello di Karl Lagerfedl) e morira' di Aids. Nel cast Jeremie
Renier e' Pierre Berge', Lea Sydoux e' Loulou de la Falaise, una
sua musa decisiva, Amira Casar e' Anna Marie Munoz e Aymeline
Valade e' Betty Catroux. Ma partecipano anche Helmut Berger, che
interpreta Yves sul finale (mori' di cancro nel 2008), Valeria
Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca e Dominique Sanda.
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