Il 3 luglio di cinquant'anni fa, a
Parigi, moriva Jim Morrison. Aveva 28 anni. La stessa eta' di
Jimi Hendrix, che era morto nel settembre dell'anno prima, e un
anno in piu' di Janis Joplin, morta in ottobre, sempre del 1970.
La triade maledetta del rock'n'roll. La verita' definitiva e'
conosciuta solo sulla morte della povera Janis, fulminata da
un'overdose di eroina. Attorno a quelle di Hendrix e Morrison si
continua a discutere: qualcuno ritiene addirittura che, come
d'altra parte si dice di Elvis, l'ex cantante dei Doors sia
ancora vivo. Morrison e' stato trovato cadavere
nell'appartamento che divideva con Pamela Courson, la sua
compagna storica, nonche' erede unica. All'epoca non fu
effettuata l'autopsia. La Courson e' morta di overdose tre anni
dopo Jim, portandosi dietro i segreti sull'ultima notte del Re
Lucertola che e' stato seppellito al Pere Lachaise, il cimitero
degli artisti di Parigi. La sua tomba continua a essere uno dei
luoghi piu' visitati della citta' e oggi e' transennata per
contenere gli eccessi dei fan. I 50 anni trascorsi, se e'
possibile, hanno ulteriormente rafforzato il mito di una delle
icone piu' potenti della storia della musica popolare. Un
fenomeno impressionante, se si pensa che i Doors si sono formati
nel 1965 e che il primo disco e' uscito nel 1967, l'ultimo con
Morrison nel '71. Complessivamente hanno inciso sei album di
studio e un live leggendario: ma il mito Morrison continua a
rimanere intaccato. Non si possono comprendere le ragioni di
questo mito se non si parte dalla Los Angeles degli anni '60,
laboratorio di idee, musica e sperimentazioni sociali nonche'
chimico-lisergiche che ha offerto all'allora studente di cinema
il terreno ideale per sviluppare la sua complessa personalita'.
Jim era il figlio di un ufficiale della marina, poi diventato
ammiraglio che, tanto per chiarire, sconsiglio' al figlio di
continuare la carriera di cantante dopo aver ascoltato il suo
primo disco. Non e' un caso che i suoi rapporti con la famiglia
furono azzerati. Appassionato di cinema, ma anche fan accanito
di Elvis e Sinatra, lettore avido di Rimbaud e Baudelaire, di
William Blake, dei Beat (e' stato amico personale di Michael
McClure), Celine, Nietzsche, ammiratore di Artaud e studioso di
psicologia e dei miti degli Indiani d'America, Morrison riusci'
a trasferire questo articolato universo culturale nella figura
di uno dei piu' sfrontati frontman della storia. Non va
dimenticato che proprio in quegli anni il rock stava assumendo
una nuova fisionomia: si era esaurita la fase eroica dei padri
fondatori e, sotto la spinta della British Invasion, nasceva una
nuova espressione musicale, che porta dritto alla musica di
oggi. Bellissimo, inventore di un look - pantaloni di pelle,
camicia aperta, cinturone con borchie, collane e Ray Ban a
specchio - che e' diventato 'il look' definitivo di certo rock,
Morrison in fondo e' stato il primo frontman a portare sul palco
il misticismo dello 'sregolamento dei sensi'. Sarebbe
sufficiente raccontare che e' stato guardando un concerto dei
Doors che Iggy Pop e' stato fulminato sulla via del rock'n'roll
per riassumere l'effetto dirompente della sua presenza. Se
dunque da subito Jim Morrison e' diventato un simbolo della
reazione dell'universo giovanile alle istituzioni, non si puo'
dimenticare la miracolosa simbiosi tra la sua voce e la sua
personalita' e la musica dei Doors, una della band piu'
influenti e originali della storia. E' anche per questo che dopo
50 anni il mito del re Lucertola e' ancora cosi' vivo.
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