Luca Guadagnino è felice,
festeggia il Leone d'argento per il suo film BONES AND ALL e il
premio Mastroianni alla sua attrice protagonista Taylor Russell,
un doppio premio chiesto dalla giuria presieduta da Julianne
Moore in deroga ai regolamenti sul cumulo dei riconoscimenti.
Con lui c'è la mamma Alia, "non se ne perde una di prime dei
miei film, si offende se non la porto, mi sostiene da sempre",
racconta il regista di Chiamami col tuo nome, il suo film più
famoso, quello che ha lanciato Timotheè Chalamet tra i nuovi
talenti. Guadagnino ama dirigere gli attori, coinvolgerli, gli
piace lavorare con i giovani: Zendaya - "è favolosa" - nel nuovo
film Challengers appena finito, Russell e Chalamet ad esempio.
"Timothèe è un grande amico, lo amo. Quando si è trattato di
avviare il progetto di Bones and all lui è voluto esserci
subito, e anche produrlo", ricorda all'ANSA Guadagnino della
reunion con la giovane star di Dune. Nella Sala degli Stucchi
all'Excelsior i premiati siedono uno accanto all'altro, con i
Leoni sul tavolo: è la tradizionale cena della Biennale ai suoi
ospiti dopo la premiazione. Guadagnino ha parole di lode per
Laura Poitras vincitrice del Leone d'oro con il documentario
sulla lotta della fotografa Nan Goldin sulla casa farmaceutica
Purdue Pharma responsabile di migliaia di morti per overdose di
Ossicodone, ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED (in sala con I
Wonder): "La ammiro e poi la fotografa Goldin ha segnato il mio
immaginario insieme a Robert Mapplethorpe". "Vorrei che Bones
and all - prosegue Guadagnino - venga considerato un film
romantico, una storia d'amore. Certo è estremo, i giovani
protagonisti Mauren e Lee sono due cannibali ma non è horror,
non l'ho mai considerato tale, dopo un po' te ne dimentichi.
Piuttosto è dolce, parla di una amore impossibile da portare
avanti, del resto l'innamoramento non è sempre estremo?". Tratto
dall'omonimo romanzo di Camille DeAngelis, edito in Italia da
Panini Books, il film sarà in sala dal 23 novembre con Vision in
contemporanea mondiale. Andrà agli Oscar? "Intanto mi godo
questo successo emotivo - risponde - quando un film, complicato,
faticoso, prende il largo come genitori orgogliosi vogliamo il
massimo per lui, aver vinto il Leone d'argento è già un sogno
realizzato, stupendo". Dopo Venezia è andato a Telluride,
inizialmente con una accoglienza non esplosiva, "quando è finito
era diventato 'il' film del festival, colpisce alla pancia, è
viscerale, e questo è bellissimo". E' stato girato nel cuore
dell'America più autentica, tra le strade secondarie dell'Ohio,
del Kentucky e del Nebraska , "amo l'America profondamente, il
mio obiettivo era non stare sopra ma dentro quei posti come se
ci avessi abitato per anni". La lingua del film è l'americano,
per questo non potrà essere candidato dall'Italia per l'Oscar
internazionale. Set Usa, attori americani ma produzione
italianissima. "E' il segno dell'internazionalizzazione del
cinema, senza geografie, senza confini. I progetti - prosegue
all'ANSA - nascono con le persone. Lo sceneggiatore Dave
Kajganich, con cui avevo fatto Suspiria tra l'altro doveva
realizzare Bones and All con Antonio Campos che poi all'ultimo
si è tirato indietro così la proposta è arrivata a me, questo
per dire che sono le amicizie, le relazioni al di là delle
latitudini a farti crescere". Da lì il coinvolgimento di un pool
di italiani: alla sua Frenesy Film si sono associate Per Capita
Productions, Lorenzo Mieli con The Apartment del gruppo
Fremantle, Memo Films, 3 Marys Entertainment, Elafilm and
Tenderstories, in co-produzione Vision in collaborazione con
SKY. L'incontro con Luca Guadagnino si conclude con l'attualità,
la morte della regina Elisabetta II cui il regista, con Carlo
Antonelli, ha dedicato un necrologio pubblicato sul Corriere
della Sera. "L'ho fatto anche per la morte di Raffaella
Carrà,l'ho rifatto, con slancio, è stato un omaggio ad una donna
che dietro la sua dimensione a pastello ha portato avanti per
tutta la vita l'idea di un mondo immutabile".
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