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Tre sedie, che diventano due. Quattro partecipanti che, anche questi, diventano due. Un piccolo 'giallo' aleggia sull'incontro breve ma significativo ieri tra Trump e Zelensky tra le navate maestose di San Pietro. Prima dello scatto ormai storico, con il presidente Usa e quello ucraino intenti a parlarsi, appunto si vedono tre sedie e altri due interlocutori, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer.
Nel video diffuso dalla presidenza ucraina si nota che i protagonisti dello storico seppur breve confronto, Trump e Zelensky, prima di dirigersi verso le sedie sono raggiunti dal presidente francese: strette di mano tra i tre mentre il video testimonia che vengono preparate tre sedie. Al terzetto poi si unisce Starmer, ed i quattro intenti a parlare vengono anche immortalati in alcuni scatti. Poi il video riprende, dopo una cesura, e si vedono i due presidenti Usa e ucraino seduti a parlare. Le sedie sono due, disposte una di fronte all'altra, la terza è sparita.
Da ciò che si intuisce - integrando il video con le foto dell'incontro - un prelato, monsignor Leonardo Sapienza, sposta la terza sedia verso una delle colonne allontanandola dal luogo del colloquio tra Trump e Zelensky. Colloquio a due senza l'ausilio di un interprete, ma del resto anche alla Casa Bianca nell'incontro con il presidente e il vice J.D. Vance i tre conversarono senza l'aiuto dell'interprete.
Monsignor Sapienza è stato anche il regista discreto ieri dell'incontro tra i due presidenti ed è lui ad approntare subito le sedie, non appena intuisce l'intenzione dei due di parlarsi, e poi a togliere quella diventata ormai 'terza incomoda' forse capendo che l'intenzione dei due presidenti era quella di un più diretto 'faccia a faccia'.
Ed infatti gli scatti ritraggono monsignor Sapienza riporre lontano la sedia. L'ipotesi appunto è che la terza sedia fosse destinata a Macron, il primo ad unirsi a Trump e Zelesnky, ma non è escluso che stesse lì per Starmer sopraggiunto subito dopo. Più tardi Zelensky incontrerà anche Starmer e Macron.
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