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Meraviglia a San Casciano, dall'acqua un Apollo in marmo

Meraviglia a San Casciano, dall'acqua un Apollo in marmo

Tabolli all'ANSA, ritrovamento straordinario, apre nuovi scenari

ROMA, 18 novembre 2023, 11:50

Redazione ANSA

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Un Apollo giovinetto, elegante e bellissimo, impegnato a cacciare una lucertola. Dopo i bronzi, è una statua monumentale, copia in marmo dal greco Prassitele, l'ultima meraviglia restituita dall'acqua ribollente degli scavi di S.Casciano. Un ritrovamento straordinario, anticipa all'ANSA il responsabile degli scavi Jacopo Tabolli (Unistrasi), che si accompagna a un incredibile donario in pietra con un'iscrizione bilingue oltre a tanti altri oggetti e che apre nuovi squarci sui rapporti del dio con la cura della salute, in particolare degli occhi. "S.Casciano non smette di stupire" applaude dal Mic il dg archeologia Luigi La Rocca. E non basta. Perché allargando il perimetro dello scavo, quello che in un primo tempo era apparso come un piccolo edificio sacro costruito intorno alla sorgente e alla sua vasca rituale, si è rivelato in questi ultimi mesi un vero e proprio tempio con il portico ornato da quattro colonne e la parte centrale con la grande vasca in parte coperta da un podio ornato da grandi statue, una delle quali era forse proprio quella del giovane Apollo. L'emozione è forte, anche se, a differenza dei bronzi oggi in mostra al Quirinale che ci sono arrivati intatti, questo Apollo è purtroppo ridotto in pezzi. "Non è stato un caso, questa statua è stata volutamente rotta e poi buttata nella vasca proprio al momento della definitiva chiusura del sito, nel V secolo dopo Cristo, difficile dire con certezza se per un ultimo atto rituale pagano, di protezione o se come volontà iconoclasta dei cristiani", spiega il direttore dello scavo, l'archeologo Emanuele Mariotti, indicando il punto dove la forza impetuosa dell'acqua, che sgorga ormai a 30 litri al secondo, ha portato allo scoperto le splendide gambe del dio. "Erano nascoste da una colonna calata in verticale proprio per chiudere e sigillare tutto - spiega - quando ce le siamo ritrovate davanti è stato pazzesco". Una stretta al cuore sotto certi versi ancora più grande di quella provata un anno fa, quando da quell'acqua e da quel fango si tirarono fuori i bronzi. "Fra le nostre braccia quel corpo di marmo era caldo tanto da sembrare vivo".
   

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