"In un momento come questo è
importante essere femministe ed Elena Cecchettin è un modello da
prendere ad esempio. Nonostante la giovane età si sta mostrando
una donna all'altezza, reagendo con parole forti e chiare
affinché sua sorella Giulia non sia morta invano, senza
abbandonarsi alla classica pornografia del dolore. Un dolore
immane, non riesco neanche a immaginarlo, che si sta tenendo
dentro". A parlare, con ANSA, è Greta Scarano, attualmente sul
piccolo schermo con la serie 'Circeo' che racconta il massacro
del 1975 e soprattutto il processo ai responsabili assumendo il
punto di vista delle vittime, di Donatella Colasanti, la 17enne
sopravvissuta, e delle loro avvocate. Il 25 novembre l'attrice
romana porterà la sua testimonianza al festival a Firenze
'L'Eredità delle donne', in occasione dell'incontro 'Fermiamo la
violenza'.
"Conoscevo bene la vicenda - racconta - anche perché è sempre
stato un fatto di cronaca di cui si è parlato molto, a Roma e
non solo. Non conoscevo invece l'impatto che ha avuto, visto che
è stato il primo processo mediatico in Italia, l'impegno delle
femministe dell'epoca che con coraggio si sono battute per
ottenere la revisione della legge sullo stupro che è arrivata
anni dopo. Ha aperto la strada a una nuova consapevolezza".
Nonostante ciò, quasi mezzo secolo dopo, in Italia ogni anno si
contano oltre 100 donne ammazzate. "Purtroppo non c'è stata una
rivoluzione culturale", sottolinea. "Invece togliere i fondi ai
centri antiviolenza o eliminarli, penso per esempio a Lucha y
Siesta di Roma da tempo sotto attacco, non è il modo migliore
per cambiare mentalità".
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