Si è conclusa la Biennale Teatro
2023 con le ultime repliche di due spettacoli, 'Domani' di Romeo
Castellucci e 'Catarina e a beleza de matar fascistas' di Tiago
Rodrigues, e la proclamazione del vincitore del bando di
Biennale College Registi Under 35 Ciro Gallorano per il progetto
Crisalidi, che verrà quindi messo in programma per l'edizione
dell'anno prossimo: "È un viaggio metaforico il suo - scrivono
Stefano Ricci e Gianni Forte, direttori artistici della Biennale
- un'indagine intima attorno alle grandi domande evocative
nelle opere di Virginia Woolf e Francesca Woodman, in risonanza
con le inquietudini dell'Oggi".
Castellucci, che è forse oggi il nome più internazionale del
nostro teatro, mette in scena una donna, l'attrice Ana Lucia
Barbosa, che trascina o spinge nell'immenso spazio del
suggestivo salone della Misericordia un lungo ramo, mentre
attorno cinguettano gli uccellini. Quando poi, per un poco si
ferma appoggiata al muro, si libera di un pesante soprabito
verde, resta in sottoveste bianca e cala quella che era una
maschera cominciando a piangere disperata e riprendere,
singhiozzando e lamentandosi, il suo vagare a tentoni, come
fosse cieca col suo lungo ramo appoggiato a una spalla. È sola
e, date le dimensioni dello spazio e gli spettatori dispersi in
piedi qua e là, la sua solitudine pare assoluta come la sua
sofferenza.
Il lavoro del portoghese Rodrigues arriva alla Biennale dopo
aver già girato in Italia, suscitando polemiche e proteste
politiche, anche qui a contrasto con la vita di una famiglia,
quella di Caterina, che ogni anno, da 74 anni di generazione in
generazione, si ritrova nella casa avita in un bosco per
uccidere un fascista, cosa che ha acquistato, dicono, un senso
nuovo da quando questi con nomi diversi, da destra a populisti,
sono arrivati da sei mesi al governo, e dicendo e facendo cose
impensabili hanno rivelato la loro faccia di sempre, quella
appunto di fascisti. Citando più volte Brecht, tra musiche canti
sulle note di 'Fischia il vento' e 'Rossa primavera' i
protagonisti sostengono che usare la violenza contro
l'oppressione è un atto di coraggio.
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