"Con la scomparsa di Raffaele
Colapietra finisce un'epoca senza alcun dubbio. Parliamo di uno
dei grandi della cultura in senso lato e non solo della
storiografia italiana e abruzzese. L'Abruzzo perde uno dei suoi
figli migliori, più caratteristici, uno spirito libero, incapace
di adattarsi agli schemi precostituiti, un polemista spesso
spigoloso ma mai banale e che ha sempre coniugato l'impegno da
storico di lunghissimo periodo (la sua prima pubblicazione è del
1953) con quello da cittadino di quell'Italia laica, azionista,
libertaria". Così lo storico dell'Università di Chieti e
Pescara D'Annunzio Enzo Fimiani, che è stato autore anche di una
biografia (intitolata l'uomo, lo studioso, il cittadino) sullo
storico Raffaele Colapietra, scomparso questa mattina a
L'Aquila.
"A Colapietra - ha aggiunto Fimiani - dobbiamo molto perché a
lungo è stato un battitore libero. A lungo ha lavorato in
solitaria e in qualche modo ha permesso che dopo di lui
arrivassero altre generazioni di storici abruzzesi che in
qualche modo possono dirsi suoi figli se non eredi anche se
Colapietra rimane un personaggio fuori dagli schemi. L'eredità
di Colapietra? Credo che l'eredità che lascia sia quella di
saper coniugare alla correttezza scientifica del metodo storico
e quindi lo studio serio e fondato della storia contemporanea
all'impegno civile di cittadino. Questa la sua lezione: mai
separare - conclude Fimiani - i due momenti".
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