IL FACT CHECKING DI ANSA
Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
Cosa verifichiamo
Secondo l'Osservatorio delle demenze, coordinato dall'Iss sono circa 1.100.000 le persone che in Italia soffrono di demenza, e di questi il 50-60% soffrono di Alzheimer pari a circa 600 mila anziani. Secondo ricerche e studi recenti, potrebbe essere possibile effettuare una diagnosi precoce di questa malattia, ma gli studi sono ancora allo stadio iniziale.
Una ricerca condotta presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, ha infatti messo a punto un nuovo esame che potrebbe identificare precocemente la presenza di una delle alterazioni microscopiche della malattia di Alzheimer: gli ammassi (o grovigli) neurofibrillari. Il test sviluppato a Pittsburgh è in grado di individuare le fasi iniziali di accumulo della proteina tau prima che le tradizionali tecniche di diagnostica per immagini cerebrale possano rilevare tali cambiamenti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine. L’importanza di questo studio è confermata dall’essere il frutto di una collaborazione che ha coinvolto ricercatori delle università di Göteborg, di Warwick, McGill, San Diego e dello University College di Londra. L’esame rende necessario però il ricorso a metodologie di analisi complesse, attualmente disponibili solo in laboratori specializzati. Per questa ragione, non sarà presto disponibile. Inoltre, serviranno ulteriori studi di convalida e lo sviluppo di un procedimento di analisi meno complesso e più economico. Comunque, l’importanza dello studio pubblicato su Nature Medicine sembra risiedere soprattutto nelle prospettive che potrebbe aprire a una nuova fase della ricerca per trovare una cura per la malattia di Alzheimer.
Inoltre, grazie a un nuovo test sperimentale, una semplice analisi del sangue può non solo aiutare a diagnosticare la malattia di Alzheimer, ma riesce anche a misurare la sua gravità: a differenza degli altri test attualmente in uso, infatti, quello di recente messo a punto dai ricercatori della Scuola di Medicina dell’Università di Washington a St. Louis e della svedese Lund University può stimare il grado di degenerazione cognitiva, con un’accuratezza del 92%.ù
Analisi
Scoprire gli ammassi neurofibrillari prima che si osservi un evidente declino cognitivo nel paziente può permettere al medico di individuare le persone che potrebbero ancora trarre beneficio dai trattamenti per la malattia di Alzheimer che sono in corso di sperimentazione e di valutazione da parte delle istituzioni che regolano l’approvazione e la registrazione dei nuovi medicinali.
“La diagnosi precoce è fondamentale per il successo delle terapie per il morbo di Alzheimer – spiega Thomas Karikari, docente di Psichiatria a Pittsburgh – poiché gli studi disponibili in letteratura dimostrano che i pazienti con pochi o con nessun groviglio di proteina tau insolubile hanno maggiori probabilità di trarre beneficio dai nuovi trattamenti rispetto a quelli con un grado significativo di depositi di proteina tau nel cervello”. Bisogna tuttavia fare una distinzione tra diagnosi precoce e diagnosi predittiva. La diagnosi precoce (o pre-clinica) si riferisce all’identificazione di una malattia quando è presente ma prima che compaiano i sintomi. In altre parole, la malattia è in una fase iniziale e spesso più facile da trattare. La diagnosi predittiva cerca invece di stimare il rischio che una persona ha di sviluppare una certa malattia in futuro.
Lo studio dei meccanismi che determinano la patologia di Alzheimer è fondamentale per lo sviluppo di farmaci efficaci. In altre parole, è essenziale scoprire i bersagli dei medicinali potenzialmente utili per trattare precocemente la malattia, quindi in una fase iniziale. Rilevare la proteina tau prima che possa accumularsi potrebbe aiutare a identificare le persone inclini a sviluppare un declino cognitivo associato all’Alzheimer e che potrebbero trarre beneficio dei trattamenti disponibili. In attesa che la comunità scientifica metta a punto farmaci che garantiscano sia efficacia, sia sicurezza.
Conclusioni
La recente ricerca condotta presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, ha messo a punto un nuovo esame che potrebbe dunque identificare precocemente la presenza di una delle alterazioni della malattia di Alzheimer, ma si tratta di uno studio iniziale ed un test clinico non sarà disponibile a breve.
fonti
dottore ma è vero che, Federazione nazionale Ordini dei medici (Fnomceo)
Ansa.it
Osservatorio delle demenze dell'Iss
I nostri team fanno del loro meglio per consultare tutte le domande che ci vengono sottoposte. Lavoriamo per rispondere alle richieste e proposte che ci pervengono sulla base di diversi criteri e ci riserviamo il diritto di operare una selezione tra tutte le richieste dando priorità a quelle più rilevanti e interessanti per il pubblico. Riteniamo che i reclami fantasiosi, infondati, offensivi, minacciosi o chiaramente derivanti da un'azione coordinata di spam non richiedano una nostra risposta. Per consentirci di rispondere a una richiesta di verifica, il messaggio o la dichiarazione su cui si richiede di indagare devono alludere a fatti o dati. Non verifichiamo opinioni o, in genere, affermazioni su eventi non ancora accaduti.
This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.