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All'Augusteo dal 2 febbraio 'Na Santarella di Eduardo Scarpetta

All'Augusteo dal 2 febbraio 'Na Santarella di Eduardo Scarpetta

Massimo De Matteo protagonista con la regia di Claudio Di Palma

NAPOLI, 28 gennaio 2024, 18:22

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Massimo De Matteo protagonista al Teatro Augusteo di Napoli in "'Na santarella" di Eduardo Scarpetta, con adattamento e regia di Claudio Di Palma; debutto nazionale venerdì 2 febbraio, in scena fino a domenica 11. Sul palco anche Giovanni Allocca, Chiara Baffi, Marika De Chiara, Angela De Matteo, Carlo Di Maro, Luciano Giugliano, Valentina Martiniello, Peppe Miale, Sabrina Nastri, Federico Siano. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Annamaria Morelli, le musiche di Paolo Coletta (produzione Ente Teatro Cronaca - Sgat - Teatro Augusteo).
    Protagonista è una donna - interpretata da Angela De Matteo - che è 'angelo e diavula', timida e timorata di Dio, ma anche intimamente estrosa e ribelle. Le sue pulsioni latenti diventano l'occasione per svelare dissonanze interiori e contraddizioni che animano tutti i personaggi dell'opera, rivelandosi assai più diffuse di quanto si pensi. In una nota del regista Claudio Di Palma si afferma: "La Santarella?! Che angelo di figlia! Ma pure Chesta nun è na femmena, è na diavula. Due pronunciamenti così contrastanti sulle virtù e i vizi di un'unica persona ci dicono, fra le altre cose, che Scarpetta ha inteso eleggere la sua Santarella a simbolo di emblematico dualismo comportamentale.
    Una donna timida e timorata di Dio, ma anche intimamente estrosa, ribelle e volitiva. Le pulsioni latenti di questa femmena, che è 'angelo e diavula', per Scarpetta sono anche l'occasione per svelare bipolarismi caratteriali assai più diffusi. Emblema e cardine di infingimenti e contraddizioni varie è naturalmente il Felice 'di turno', per l'occasione in abiti di musicista compositore. Intorno ai due, l'autore costruisce una rete di umanissimi e anomali figuri, tutti alle prese con dissonanze interiori mal risolte, con vizi, ipocrisie e ambizioni nascoste a malapena". Non nasce dramma, neppure di fronte a spiazzanti fratture psichiche: il teatro di Scarpetta, implicitamente sensibile agli sdoppiamenti che il Novecento insinuerà anche negli uomini semplici, si occupa del ribaltamento categorico del dramma, ossia la comicità. "In questo senso la costruzione è perfetta e nella nostra lettura trova collocazione più opportuna proprio nel teatro".
   

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