"Dall'antiracket ci hanno mandato...
a fare un servizio (una estorsione) ...
e che ci
porti dentro la Questura?". Conferma il suo effetto deterrente
il patto antiracket: lo dimostra la conversazione captata dai
carabinieri nel corso dell'indagine dalla quale è emerso -
nuovamente - l'infiltrazione del clan Contini nell'ospedale San
Giovanni Bosco di Napoli.
Undici, stamattina, gli arresti disposti dal gip Federica
Colucci su richiesta dei magistrati dell'ufficio inquirente
guidato dal procuratore Nicola Gratteri (pm Converso e Varone,
coordinatore Dda Rosa Volpe).
Due degli arrestati oggi, secondo quanto si evince
dall'intercettazione, intimoriti dalla circostanza, decidono di
non formulare la richiesta estorsiva nei confronti di un
esercizio commerciale e si giustificano anche con il mandante:
"Luigi, ce ne siamo andati", dice uno degli arrestati. E il
mandante risponde: "eh, avete ragione, sono andato pure io a
vedere".
La circostanza documentata dai militari del Nucleo
Investigativo di Napoli è ritenuta dagli inquirenti
particolarmente importante in quanto evidenza le difficoltà
della camorra nell'imposizione del pizzo.
"E' finita, fratello, non sono più la gente di una volta", dice
ancora l'estorsore demoralizzato dal fatto che sono sempre di
più gli imprenditori che a Napoli denunciano il racket.
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