(di Francesco Tedesco)
"Mi sono svegliata perché il letto
ondulava. E' andata avanti così per quasi trenta secondi. E
intanto si facevano le crepe nei muri. Sono scesa in strada e da
allora non ho ancora il coraggio di ritornarci". La donna siede
su un muretto, sotto il giubbotto indossa ancora il pigiama. Ha
un sorriso stanco e la voce tremolante, con la quale prova a
descrivere a chi incontra la grande paura provata stanotte da
lei e dagli altri abitanti di Bagnoli, il quartiere napoletano
dove la gente è scappata in strada mentre le controsoffittature
delle case cadevano, gli intonaci si staccavano e sfondavano le
auto in sosta. Un quartiere, Bagnoli, abituato ai terremoti, ma
non alla violenza di quello che all'1:25 ha buttato giù le
persone dal letto: colpa della sua accelerazione al suolo, la
più forte registrata finora nella zona, e dell'energia propagata
verso Est, proprio verso Napoli, piuttosto che in direzione dei
Comuni flegrei di Bacoli e Pozzuoli.
Viale Campi Flegrei, corso principale di Bagnoli, stamattina
è pieno di persone che si narrano a vicenda le loro notti
passate in bianco in macchina, o ai giardinetti. Livio abita nel
palazzo da cui sono cadute le pietre che hanno sfondato un'auto
parcheggiata, una delle istantanee-simbolo di questo sisma:
"abbiamo avuto tanta paura - dice - siamo usciti ed abbiamo
visto le pietre cadute. Abbiamo pensato che fosse crollato
qualcosa, ma poi abbiamo realizzato che a cadere in realtà era
stato un lampione, che è attaccato all'edificio con dei cavi e
si è tirato giù i calcinacci". Insomma, difficile di questi
tempi la vita a Bagnoli, e più di qualcuno pensa di andarsene.
Una dinamica che innesca già le prime speculazioni. "So che gli
affitti a Licola, al Lago Patria - spiega Livio - prima
costavano 300 euro al mese, ora siamo a 700. E comunque sì,
tante famiglie cominciano ad andar via".
Quella di oggi è una crisi che le persone avanti con gli anni
paragonano al bradisismo degli anni '80, che portò
all'evacuazione del Rione Terra: "ma le scosse erano meno
violente", ricorda Amedeo, 70 anni. Con lui c'è il suo amico di
sempre, Salvatore, secondo cui "la differenza è enorme, il
terreno sta salendo in un modo terribile, che ci spaventa".
Paura e stanchezza per le troppe notti insonni, che aumentano di
pari passo con la sfiducia, per non dire rabbia, nei confronti
di chi amministra la cosa pubblica: "quello che non riusciamo a
accettare - spiega Salvatore - è che dal primo bradisismo a
oggi, in 50 anni, non è stata mai creata una soluzione 'vera'
per Bagnoli. Le vie fuga restano a zero, le aree attrezzate a
zero. All'epoca si posero sul tavolo i problemi, ma quei
politici non li seppero o vollero risolvere, in particolare la
questione delle strade. E così la gente di Bagnoli resta
imbottigliata. Ci sentiamo abbandonati, le istituzioni ci hanno
lasciato soli".
Ancora più arrabbiata è Francesca Moleti. "Ieri sera è
crollato il tetto, mentre dormivo. Sono scappata in pigiama,
ricoperta di polvere e mi ritrovo ancora così, nessuno mi
ascolta. La verità è che il servizio per il bradisismo non c'è,
diamo 800 miliardi di euro per il riarmo dell'Europa ma non
abbiamo soldi per emergenze come queste. Non c'è niente, nessun
supporto, nessun aiuto. È un problema del governo, non di
Bagnoli, ma di tutto lo Stato. Io pago le tasse. Pago le tasse
per cosa?".
Insomma, c'è paura, stanchezza e amarezza per le strade di
Bagnoli, ma c'è anche chi non si perde d'animo e che
all'indomani della notte più lunga apre lo stesso il suo negozio
di abbigliamento, spazzando via detriti e pezzi di intonaco:
"quando è arrivata la scossa - spiega Luigi - con mia moglie ci
siamo abbracciati: nella stanza continuavano a cadere oggetti e
noi ci siamo stretti più forte. Ci siamo sentiti soli, devo
ammetterlo, nessuno durante la notte si è preoccupato per noi.
Però bisogna reagire, la vita va avanti, deve andare avanti, per
forza. E così stamattina, come fosse un giorno qualsiasi,
abbiamo aperto il nostro negozio".
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