Unieuro, con Iliad primo socio al 12%, la famiglia del fondatore Silvestrini al 5% circa, Amundi Asset Management con il 5% e la stessa Fnac Darty al 4,4%, può essere considerata una public company.
Il suo cda, 11 componenti, è in maggioranza composto da indipendenti (7 contro i 2 rappresentanti di Iliad e 2 manager) si è diviso: per Alessandra Bucci, Pietro Caliceti, Paola Elisabetta Galbiati, Giancarlo Nicosanti Monterastelli (ceo) e Maria Bruna Olivieri (direttore generale), il prezzo è troppo basso, Daniele Pelli (indipendente) si è astenuto mentre Laura Cavatorta, Stefano Meloni, Alessandra Stabilini , Giuseppe Nisticò (Head of Distribution & Logistics di Iliad Italia) e Benedetto Levi (ad iliad Italia) lo hanno ritenuto congruo anche se pure loro sottolinano che "si colloca nella parte bassa della forchetta di valori individuati e non cattura pienamente le potenzialità dell'azienda".
Non ci sono però segnali che Fnac Darty voglia
rispondere con un rilancio e lunedì l'opas verrà lanciata come
preannunciato.
Fnac Darty vuole delistare Unieuro e fondersi e il cda, " in
considerazion delle attuali difficoltà in cui versa il mercato
dell'elettronica di consumo considera l'unione una mossa
strategica, incrementando le economie di scala e la
diversificazione geografica" ne nascerebbe infatti un gruppo
presente in Francia, Italia, Spagna, Benelux e Svizzera, con
oltre 10 miliardi di ricavi con sinergie operative sopra i 20
milioni.
Il cda di Unieuro però sottolina il fatto che Fnac non abbia
pensato a un piano industriale post integrazione e non viene
precisato come Unieuro possa avvantaggiarsi delle sinergie. I
dubbi e le critiche si rivolgono anche alle future operazioni
straordinarie e sulla fusione per incorporazione e "auspica
maggior chiarezza da parte degli offerenti, in particolare
qualora esse contemplino
anche scenari acquisitivi, nonché le possibili ricadute di tali
operazioni straordinarie sul mantenimento della sede legale di
Unieuro, sulle operations della medesima e sui livelli
occupazionali", ricordando anche loro - come i sindacati - che,
al perfezionamento dell'offerta, il gruppo Ceconomy, oggi
principale concorrente della società con il marchio
"Mediaworld", deterrebbe indirettamente una partecipazione
significativa in Unieuro.
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