Per i difensori dell'ex esponente
di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini, "le due sentenze
conformi" non hanno rispettato "lo standard valutativo della
prova indiziaria, in quanto sia nell'operazione propedeutica
consistente nella valutazione di ogni singola prova, sia nella
valutazione globale, riteniamo che non abbiano risolto la
fisiologica parzialità, e connessa relativa ambiguità, di
ciascun indizio, per pervenire alla certezza che consente di
attribuire il reato all'imputato 'al di là di ogni ragionevole
dubbio'". E' quanto sostengono gli avvocati Antonio Capitella e
Manfredo Fiormonti, nel ricorso depositato in Cassazione per
chiedere "l'annullamento, con o senza rinvio", della sentenza
pronunciata lo scorso 8 luglio dai giudici della Corte d'Assise
d'appello di Bologna, che hanno confermato l'ergastolo per l'ex
Primula Nera per concorso nella strage del 2 agosto 1980.
Tra i 18 motivi per i quali secondo i legali la Cassazione
dovrebbe annullare la condanna c'è il rigetto della richiesta di
citare nuovamente come testimone la nipote di Paolo Bellini,
Daniela, che in primo grado era stata citata dall'accusa e si
era avvalsa della facoltà di non rispondere: "Una teste
fondamentale - per i due difensori - perché avrebbe deposto sul
fatto decisivo se erano o meno passati per Bologna, oppure
avevano ininterrottamente viaggiato da Scandiano fino a Rimini".
Altro elemento per chiedere l'annullamento della sentenza,
per Capitella e Fiormonti, è "l'aver omesso di accertare
l'orario segnato sull'orologio indossato da una signora ripresa
dietro l'anonimo ritenuto Paolo Bellini, oppure di accertare
l'orario in cui sono state riprese le immagini nelle quali
compare l'anonimo ritenuto Paolo Bellini con il ricorso allo
strumento del Sun Earth Tools, secondo le regole della scienza
gnomonica". Per i due legali, infatti, l'orologio della signora
segnerebbe le 12.15 o le 13.15, orari in cui Bellini non poteva
essere presente in stazione.
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