BRUXELLES - Luci spente, strade vuote, in vista della Pasqua. Anche da un punto di vista scenografico a Bruxelles è stato il giorno dell'attesa. Gli occhi, quelli dei pochi ancora presenti nei corridoi delle istituzioni comunitarie, tutti puntati sullo Studio Ovale. Sul bilaterale tra Giorgia Meloni e Donald Trump, sulla missione di quella che, nell'inner circle di Ursula von der Leyen, hanno annoverato nella categoria dei "facilitatori" per una distensione tra Europa e America.
I segnali, da Washington, non sembrano essere stati negativi. Da Trump non è giunto il solito attacco frontale al Vecchio Continente. Anzi. Nelle pieghe delle dichiarazioni alla stampa sembra essersi aperto lo spiraglio per una vera trattativa e per un summit a Roma, tra il presidente americano, "il suo miglior alleato" in Europa e, forse, anche i vertici comunitari.
La presidente della Commissione, a stretto giro, dovrebbe tornare a sentire Meloni - dopo il briefing di martedì sera - per un aggiornamento su quanto accaduto alla Casa Bianca. Nel frattempo nessuno si è spinto a commentare il bilaterale di Washington. Dalla Commissione hanno reso noto che, più probabilmente, un commento dell'esecutivo Ue è previsto per la mattinata di venerdì.
A microfoni spenti nessuno, a Bruxelles, pensa che la trattativa sui dazi sia diventata improvvisamente in discesa. "Il negoziato resta lungo, l'Europa resta impegnata per un'intesa", è il refrain che veniva ripetuto a Palazzo Berlaymont nelle ore precedenti al bilaterale tra Meloni e Trump. Qualcosa, tuttavia, ora potrebbe essere cambiato. Quell'assicurazione, arrivata dal presidente americano, su un accordo sui dazi tra Ue e Stati Uniti è un passo che, dalle parti di Bruxelles, non è certo passato inosservato. E il tempo gioca dalla parte dei pontieri.
Mancano poco meno di 90 giorni alla fine della cosiddetta "pausa reciproca" sulle tariffe decise dalle due sponde dell'Atlantico. La scadenza cadrà quindi dopo il vertice della Nato all'Aja, quando i Paesi europei sono chiamati ad andare formalmente incontro ad una delle richieste di Trump, l'aumento delle spese per l'Alleanza Atlantica. Certo, non basterà. I tecnici della Commissione sono da giorni al lavoro sui possibili binari su cui trovare un punto di incontro con la Casa Bianca. L'ipotesi sono diverse: si va dall'aumento dell'import di Gnl americano a quello degli acquisti degli armamenti a stelle e strisce.
L'idea dei zero dazi reciproci su beni industriali e automobili lanciata dalla Commissione resta sul tavolo ma, dopo la missione di Meloni a Washington, sembra improvvisamente più marginale. La trattativa, ripetono da giorni i portavoce della Commissione, resta in capo all'esecutivo comunitario. Lo prevedono i Trattati. Nei fatti, tuttavia, von der Leyen deve tener conto dei 26 - escludendo l'ultra-trumpiano Orban - leader europei. Quegli stessi che, a caldo, non hanno rilasciato alcun commento sul bilaterale tra Meloni e Trump. "Nessuno si adombra. E' legittimo che ogni partner dell'Ue abbia relazioni forti con Washington", ha fatto sapere una fonte dell'Eliseo. Ma in questa congiuntura a Bruxelles, si fa spazio l'ipotesi di un nuovo summit straordinario, tutto su dazi e difesa. Un summit da tenersi possibilmente dopo il 6 maggio, quando la Germania avrà finalmente il suo governo.
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