"Quando un autista, rappresentato
sul monitor da un puntino rosso, si ferma oltre il tempo
consentito dall'algoritmo, che è di circa 3 minuti, parte un
alert. Il puntino rosso si ingrandisce e inizia a lampeggiare
(...) il controllo avviene anche da parte dei dirigenti Amazon".
Lo ha messo a verbale un "ex corriere alle dipendenze di imprese
fornitrici" della filiale del colosso statunitense, a cui sono
stati sequestrati per frode fiscale oltre 121 milioni di euro.
Questa testimonianza, come quella di altri corrieri ma anche
di responsabili di Amazon Italia Transport, è contenuta nel
provvedimento di convalida del sequestro. In un altro verbale
sempre un ex corriere, sentito lo scorso giugno nell'inchiesta
dei pm Storari e Mondovì e della Gdf, ha raccontato di "aver
ricevuto alcune lettere di contestazione" da parte della società
fornitrice per cui lavorava, "per il mancato rispetto dei
termini di consegna imposti da Amazon".
Un sindacalista, sentito il 23 maggio, ha spiegato che "i
corrieri che lavorano per Amazon sono portati indirettamente a
svolgere straordinario in quanto se non consegnano tutti i
pacchi affidati sono oggetto di provvedimenti disciplinari". Un
altro lavoratore, il 26 giugno, ha messo a verbale di "essere
stato licenziato" da una delle presunte società "serbatoio di
manodopera", che lavorava per Amazon, "per il mancato
completamento delle consegne assegnate in due giornate
lavorative". Si parla anche di consegne di "190 pacchi al
giorno".
Tutti i corrieri "sentiti", sintetizza il gip Luca Milani,
hanno "riferito agli inquirenti che le prestazioni imposte dal
software Amazon Flex sono diventate negli anni sempre più
pesanti, richiedendo un numero di consegne in continua
crescita". E sempre il giudice fa riferimento alle "sanzioni
disciplinari quali la perdita di ore retribuite" inflitte ai
corrieri.
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