La catena di supermercati Iperal ha ottenuto "benefici di natura economica e non, dovuti alla estrema flessibilità della forza lavoro a propria disposizione e alla imposizione di tariffe assolutamente inadeguate rispetto ai ritmi lavorativi richiesti". Lo scrive il gip di Milano Luca Milani nel provvedimento con cui ha convalidato il sequestro, disposto d'urgenza dai pm Paolo Storari e Valentina Mondovì il 2 aprile, da oltre 16,5 milioni di euro per frode fiscale a carico di Iperal.
Si tratta di una delle tante indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano e coordinate dalla Procura diretta da Marcello Viola, nei settori della logistica, della grande distribuzione e non solo, nei quali è stato scoperto, ormai da anni, un "sistema" attraverso il quale grandi aziende si garantiscono "tariffe altamente competitive" sul mercato "appaltando manodopera" in modo irregolare a cooperative e a società "filtro", ossia i cosiddetti serbatoi di lavoratori. Con un conseguente "sfruttamento", oltre a "pratiche di concorrenza sleale".
Con le inchieste milanesi sui colossi della logistica, dei trasporti e dei servizi di vigilanza, la Procura non solo ha recuperato, attraverso i risarcimenti fiscali all'Agenzia delle entrate, oltre 550 milioni di euro, un dato sempre in aggiornamento, ma ha anche ottenuto dalle aziende la stabilizzazione di oltre 49mila lavoratori, che prima erano "in balia della società serbatoio". Dalle carte del caso Iperal affiorano i racconti a verbale di scaffalisti, addetti a carico e scarico merci, alle pulizie e alla spesa on line. Si parla nelle testimonianze di condizioni lavorative "non idonee", "non giuste", della "fatica a fare i turni" per la riduzione del personale, di richieste "di fare sempre più in fretta" e di infortuni sul lavoro per "il peggioramento dell'attrezzatura" messa a disposizione.
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