Che cosa resta, quale è l'eredità dei giusti che hanno sacrificato la vita per la giustizia? E tu che cosa fai? Sembra dire il coro. Una tesi alla Kennedy quando disse "Non ti chiedere cosa lo Stato fa per te, ma cosa puoi fare tu per lo Stato". Una serata di grande emozione ieri sera al Teatro di Verdura di Palermo per un oratorio dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. "L'eredità dei giusti".
Quasi un poema sinfonico composto da Marco Tutino. Musica di drammatica bellezza, che esprime tutta la tensione umana e civile dei due giudici, ma anche il dolore e la temperie per una perdita che ancora attende la verità. Una sofferenza non ancora conclusa. Un vero capolavoro composto dal compositore milanese, che nella parte centrale contiene sonorità quasi mahleriane.
Ma alla serata d'onore, per il 30/o anniversario delle stragi, si accede attraverso un tunnel della memoria, sotto la splendida parete di ipomea è stata infatti allestita anche la mostra fotografica, curata dall'ANSA, su questi lunghi anni: Falcone e Borsellino bambini, nel momento della laurea, nei giorni felici, in famiglia, le scene del maxiprocesso e quelle drammatiche delle stragi. Il pubblico si è soffermato, in una coda silenziosa e commossa. Presenti le istituzioni, dal sindaco al prefetto, al questore, molti giudici, e anche una trentina di detenuti, provenienti dal carcere Malaspina e dall'Ucciardone, ospiti del Teatro Massimo per il progetto Acrobazie finanziato dalla Fondazione per il sud che mira all'inclusione e al recupero dei detenuti e che testimonia ancora una volta la sensibilità civile del teatro guidato da Marco Betta. Un successo per tutti, applausi convinti per l'orchestra guidata da Alessandro Cadario, per il soprano Maria Teresa Leva, per gli attori del Piccolo di Milano: Jonathan Lazzini, Anna Manella, Marco Mavaracchio, Francesca Osso e Simone Tudda, e per Emanuela Giordano, autrice della drammaturgia.
Alle spalle del coro un grande schermo ha proiettato le immagini terribili di quei giorni diabolici curate da Pierfrancesco Li Donni e Matteo Gherardini. Insomma un'opera corale fortemente voluta dalla Fondazione Teatro Massimo per rendere omaggio alle vittime delle stragi e per non dimenticare.
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