La storia dell'arte e l'archeologia sono costellate da falsificazioni, manipolazioni, piccole grandi truffe storiche.
I magazzini del museo archeologico Salinas di Palermo sono pieni di oggetti "autenticamente falsi" che fino a oggi sono stati considerati "impresentabili".
E perciò sepolti negli scantinati, condannati
al buio e banditi dagli studiosi. Ma ora proprio dai depositi
affiora una storia dell'Ottocento per la prima volta consegnata
al pubblico con tutto il corredo di segreti che non potevano
essere raccontati. Mercoledì questi oggetti saranno esposti in
occasione di una conferenza di Flavia Frisone dell'Università
del Salento: "Veramente falsi. I reperti impresentabili del
museo Salinas".
In mezzo alle straordinarie collezioni del museo queste opere
false sono state riportate alla luce durante lavori di restauro.
Si tratta di stranissimi oggetti, animali fantastici,
incredibili figure umane e iscrizioni misteriose. Sono stati
rinvenuti a metà dell'Ottocento a Giardini-Naxos, sotto
Taormina, e sono legati a un'intricata vicenda di dubbi,
inchieste e sequestri alla fine della quale furono nascosti per
sempre alla vista del pubblico.
Ma prima riuscirono a fare il giro d'Europa nel mercato
internazionale dei "cacciatori di antichità". Come in un giallo,
sarà indagato lo spazio in cui un tempo operavano fianco a
fianco, e talvolta in un rapporto di complicità, illustri
archeologi e scavatori clandestini. Oltre all'aspetto curioso
del lavoro dei falsari, spesso segnato da tanta ingenuità, si
parlerà dell'idea dell'antico plasmata da un'archeologia ai suoi
primi passi. Sarà ricostruita così una stagione in cui i falsi
costituivano un vero e proprio percorso alternativo di
conoscenza. Insomma, erano falsi ma anche utili e a volte
perfino preziosi elementi di studio e di ricerca.
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