"Impossibile pensare o aspettarsi
che le parole spieghino il dolore del dramma familiare avvenuto
a Nuoro. Si rabbrividisce solo a tentarci. Giusi (43 anni),
Martina (25), Francesco (10), Paolo (69) e Roberto (52). I loro
nomi non sono un elenco, ma una storia interrotta, un'umanità
negata e tradita. E sono tutti vittime. Anche Roberto, vittima
di se stesso, del suo (forse) mal di vivere, che (forse) non
amandosi ha voluto trascinare nel baratro della morte chi lo
amava, come sua figlia che l'aveva indicato come 'l'amore più
grande della sua vita'". E' la riflessione, condivisa con
l'ANSA, del vescovo della Diocesi di Nuoro, monsignor Antonello
Mura sulla strage in famiglia che ha lasciato il capoluogo
barbaricino sotto choc.
"Questa sconfitta dell'amore ne ricorda anche la sua
fragilità, soprattutto quando, pur trovando posto nel nostro
cuore, non riesce ad affrontare e a superare le prove della vita
- prosegue - La tristezza e lo smarrimento che hanno raggiunto
parenti, amici e opinione pubblica è evidente anche in tutte le
comunità parrocchiali. E ci lascia molti interrogativi e qualche
impegno, oltre alla preghiera. La violenza è una 'presenza' che
non va negata o rimossa, tantomeno banalizzata. Al contrario va
riconosciuta, narrata, denunciata. Parliamone in famiglia e in
comunità, come nella scuola. Non sorvoliamo con facilità sulle
parole e sui gesti che potenzialmente possono diventare tossici
- osserva - Rivelerebbe che non abbiamo occhi per vedere quante
relazioni, anche le più intime, rischiamo di diventare un
problema sociale. Occorre continuamente riconciliarsi, costruire
alleanze educative, rapporti di stima vicendevole, d'amore, di
libertà, di reciprocità".
"Oggi ce lo chiedono i volti atterriti di un figlio
(Sebastiano) e di una madre (Maria Esterina) fortunatamente solo
feriti, ce lo impongono le loro grida - conclude l'alto prelato
- Ora anche Dio fa silenzio, e si accosta con discrezione alle
vittime e ai feriti, non smettendo di indicare un'altra strada,
un altro modo di essere e di vivere. E continua a rispettare la
nostra libertà e, ancora una volta, la ama fino a morirne".
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