Attraversa il cortile della Corte
di appello di Bologna a capo chino, scortata dalla polizia
penitenziaria e assediata da telecamere e fotografi. Nazia
Shaheen, la madre di Saman Abbas, arriva per la prima volta in
un'aula di tribunale italiana dopo l'estradizione dal Pakistan,
lo scorso agosto e rimane a lungo seduta a testa bassa, con le
mani sul volto, anche quando può vedere dopo lungo tempo il
marito Shabbar Abbas entrare nell'aula Bachelet e prendere posto
nella gabbia dalla parte opposta alla sua. La madre di Saman
indossa un abito tradizionale scuro, un velo a coprire la testa
e parte del volto, una mascherina chirurgica. Il padre ha un
giaccone verde, anche lui prima di entrare nell'aula tiene il
cappuccio in testa.
Per la prima udienza del processo di appello sull'omicidio
della 18enne di Novellara sono presenti tutti e cinque i
familiari imputati. Oltre ai due genitori, condannati
all'ergastolo, anche lo zio di Saman Danish Hasnain, l'altro
detenuto, che arriva con la penitenziaria: ha una condanna a 14
anni, appellata dal suo difensore e pure dai pm che chiedevano
una pena più elevata. In aula fin dal mattino presto anche i due
cugini, a piede libero dopo l'assoluzione della Corte di assise
di Reggio Emilia arrivata a dicembre 2023: Nomanhulaq Nomanhulaq
e Ikram Ijaz, per cui la Procura ha fatto appello.
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