No all'ammissione degli atti
dell'inchiesta bis nel processo d'appello a carico di Alessia
Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per l'omicidio
della figlia Diana. Lo hanno deciso i giudici della Corte di
Assise d'appello di Milano, rigettando per "irritualità,
irrilevanza e non decisività" l'istanza avanzata dal legale di
parte civile. L'avvocato Emanuele De Mitri, che assiste la mamma
e la sorella di Pifferi, aveva infatti chiesto di acquisire gli
atti, depositati dal pm Francesco De Tommasi nel fascicolo sul
caso Pifferi, relativi alle indagini per falso e favoreggiamento
a carico dell'avvocata Alessia Pontenani, di alcune psicologhe e
anche di Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa,
i quali secondo l'accusa avrebbero "manipolato" la 38enne per
farle ottenere una perizia psichiatrica.
La Corte, rigettando la richiesta, ha spiegato che si tratta
di "fonti di prove già note alla pubblica accusa di primo grado
eppure mai versate in atti, mai sottoposte al vaglio del primo
giudice". Inoltre "le pretese 'suggestioni', il supposto esito
'artefatto' del test di Wais" non hanno "in alcun modo
condizionato" la perizia di primo grado "né potranno mai
condizionare l'esito della disposta perizia collegiale".
Si torna in aula il prossimo 2 luglio per l'esame dei periti,
i quali a partire dal 26 marzo avranno 90 giorni di tempo per
valutare se Pifferi fosse capace di intendere e volere o meno al
momento dei fatti. In primo grado, esaminata dallo psichiatra
Elvezio Pirfo, era risultata capace. Secondo l'accusa, avrebbe
lasciato morire di senti la sua bimba Diana di appena 18 mesi,
abbandonandola a casa da sola per quasi 6 giorni nel luglio del
2022.
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