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Tentò uccidere poliziotto, 'ne fece vanto anche in carcere'

Tentò uccidere poliziotto, 'ne fece vanto anche in carcere'

Le motivazioni della condanna sul caso di Lambrate a Milano

MILANO, 28 aprile 2025, 19:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Anche in carcere, come dimostra un rapporto disciplinare, ha avuto "comportamenti arroganti e prevaricatori" vantando una "sua superiorità proprio per aver colpito un poliziotto". Lo scrive la gup di Milano Silvia Perrucci nelle motivazioni della sentenza con cui, il 23 gennaio, ha condannato con rito abbreviato a 12 anni e due mesi di reclusione Hassine Hamis, 37enne marocchino irregolare che la sera dell'8 maggio 2024 alla stazione di Lambrate tentò di uccidere a coltellate il vice ispettore della Polizia Christian Di Martino, 35 anni.
    Il poliziotto riuscì a salvarsi solo grazie all'intervento dei colleghi e a delicate operazioni all'ospedale Niguarda.
    Nelle motivazioni, da poco depositate, la giudice fa presente che ad Hamis non può essere riconosciuta alcuna attenuante, perché con "le sue generiche manifestazioni di dispiacere" in udienza puntava solo ad "ottenere" una pena più lieve. Prima "ha fornito una versione dell'accaduto del tutto illogica", sostenendo che non si fosse accorto che si trattava di un poliziotto, e poi in carcere si è vantato della sua azione con altri detenuti. Una "chiara dimostrazione" della sua "indole estremamente aggressiva e socialmente pericolosa" che ha manifestato "per oltre 20 anni", dal 2004 in avanti quando in Italia ha commesso furti, rapine, aggressioni e altri reati per i quali è stato più volte condannato.
    Il poliziotto, assistito dall'avvocato Massimo Del Confetto, si è costituito parte civile. Hamis, che abusava di benzodiazepine ed alcol, era accusato anche di resistenza, lesioni su altri due agenti, porto del coltello e false attestazioni, perché in occasione di vari controlli negli anni si era presentato con 22 alias. Poi, gli sono state contestate le lesioni ai danni di una donna che quella sera venne colpita alla testa da "sassi" presi "dalla massicciata ferroviaria" e che il 37enne lanciò dall'alto. E pure quella di "attentato alla sicurezza dei trasporti", perché scagliò pietre contro "treni in movimento".
    Infine, era imputato per il danneggiamento di un treno. Tutte imputazioni formulate dalla pm Maura Ripamonti e riconosciute dalla gup.
   

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