L'amore e il tradimento, il dovere ma senza rinunciare alla propria felicità. Il fascismo e il colonialismo italiano, quella "grande vergogna" di cui sappiamo poco. Attraverso la figura di Maria, ragazza e donna fuori dagli schemi, Simonetta Agnello Hornby racconta tutto questo entrando nelle pieghe dell'animo umano nel suo nuovo romanzo 'Caffè amaro'(Feltrinelli), forse il più sensuale dopo la Mennulara, che è entrato subito tra i primi posti delle classifiche dei libri più venduti e con cui è attesa il 15 maggio al Salone del Libro di Torino che si è inaugurato oggi.
"Ho lavorato 5 anni a questo romanzo e quando lo ho finito ho detto:'mi piace questo libro' ma c'e' sempre un elemento di fortuna nelle graduatorie. In 'Caffè amaro'c'è un'enorme ricerca storica e a me piace tantissimo farla. Ho cominciato dai fasci siciliani perchè il papa' di uno dei protagonisti viene ammazzato da loro. Poi le guerre in Africa e il nostro colonialismo che mi ha umiliato come italiano perchè" dice all'ANSA la Agnello Hornby che vive a Londra.
"Si dice - aggiunge - italiani 'brava gente' ma in realtà è una vergogna quello che è stato fatto nel periodo coloniale".
Maria con i suoi profondi occhi a forma di mandorla, viene chiesta in moglie a 15 anni dal facoltoso trentaquattrenne Pietro Sala e lei accetta per dovere, perchè così gli uomini di casa avrebbero potuto andare all'Università compreso Giosuè che lei considera un fratello maggiore, cresciuto da suo padre dopo la morte di quello del ragazzo. Negli anni Maria scoprirà quello che ha sempre saputo: che è lui il suo vero, grande amore, con il quale non esiterà a vivere 20 anni di incontri clandestini e separazioni.
"E' un libro pieno di amore e di dovere. C'e'anche l'amore gay perchè ci credo e per questo sono contenta che il nostro governo abbia accolto le unioni civili. E' un giorno bello per la mia Italia" spiega la Agnello Hornby. "Maria sente il dovere verso la sua famiglia ma anche quello di seguire la sua felicità senza sensi di colpa" aggiunge la scrittrice. Palermitana, la Hornby, che ha vissuto in Sicilia fino a 21 anni, è molto attenta al linguaggio, cerca di non scrivere in dialetto, ma ci sono delle parole - dice - che non si possono tradurre".
Nel romanzo la Agnello Hornby mette in bocca al suo eroe, Giosuè, le lettere d'amore di Federico De Roberto: "rubare per far conoscere un grande scrittore" dice e fa entrare nella storia anche figure reali legate all'editore Angelo Fortunato Formiggini.
Dai fasci siciliani all'ascesa del fascismo, dalle leggi razziali alla seconda guerra mondiale, agli spaventosi bombardamenti di Palermo la Agnello Hornby segue Maria e ci fa capire tante cose della nostra storia: "il fascismo non è vero che non era razzista ma di quel periodo scopriamo anche tante cose andate bene come la creazione della previdenza sociale, l'istruzione, la sconfitta della malaria, ma nell'insieme era un regime nefasto".
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