Michela Murgia, della quale è da poco
arrivato in libreria postumo 'Dare la vita' (Rizzoli), era una
grande appassionata di musica e ventenne era stata folgorata
dall'opera. "Le piaceva Mozart, le opere di Puccini, era molto
interessata all'opera contemporanea. Conosceva Fabio Vacchi. Era
andata a Venezia per vedere Le baruffe di Giorgio Battistelli.
Adorava Damiano Micheletto, e sperava di farcela a vedere Il
Nome della Rosa nel 2025" racconta il compositore Francesco
Filidei che da quando è stato pubblicato il romanzo Accabadora,
nel 2009, sognava di farne un'opera. Un progetto che, dopo molte
difficoltà, si sta concretizzando come racconta in un'intervista
a Gianluigi Mattietti per MusicPaper.
"Michela mi diceva che l'Accabadora incarnava sua nonna, le
ricordava quando ammazzava le galline: ne inseguiva una, la
chiamava affettuosamente per nome, 'ah, vieni Nerina!', poi la
prendeva e le tirava il collo. Il rapporto con mia nonna era
molto simile. Per questo ho trovato subito una forte sintonia
con questa storia. Ci sono delle scene che mi hanno colpito
molto" dice Filidei che sta lavorando alla sua nuova opera Il
Nome della Rosa per il Teatro alla Scala, dove andrà in scena
nell'aprile del 2025.
Il compositore ha proposto Accabadora ai teatri d'opera
"molte volte. Ma senza successo. Mi dicevano che era un tema
troppo intimo, una vicenda un po' troppo locale, un argomento
che non attira il pubblico immediatamente" racconta Filidei che
per la prima volta ha incontrato Murgia e le ha parlato del
progetto operistico a Firenze, nel 2016. "Lì abbiamo cominciato
a discutere della possibilità di fare di Accabadora un'opera.
All'epoca lei era legata al tenore Marcello Nardis che cantava
nell'opera Lo Specchio magico di Fabio Vacchi, al Maggio
Musicale". Avrebbe scritto lei il libretto? "Ne era entusiasta.
Era d'accordo a scrivermi il libretto ed era pronta a mettersi
subito al lavoro. Ma poi il progetto purtroppo non era andato in
porto, per il rifiuto del teatro…".
L'ultima volta Filidei ha incontrato Michela Murgia a Parigi
poco prima della sua scomparsa (il 10 agosto 2023 n.d.r.). "Era
il 4 maggio. Io ancora non sapevo nulla della sua malattia. Ho
saputo che era a Parigi e le ho scritto proponendole di vederci
per un caffè. Abbiamo fatto colazione insieme al suo hotel, a
Saint-Germain-de-Prés. Mi ha chiesto 'Allora quando si farà
l'opera?'. 'Probabilmente nel 2026' le ho risposto. E lei è
scoppiata a piangere: 'Guarda che io sono malata terminale', mi
ha detto. E mi ha sconvolto. Lei ha passato il resto del tempo a
consolarmi. Stava troppo male, non poteva farcela a scrivere il
libretto, e mi ha suggerito di rivolgermi a Marcello Fois".
"Sarebbe stata la librettista ideale. Quello che immagino per
questo libretto è una commistione di sardo e di italiano"
racconta.
Che tipo di vocalità userà? "Sulle voci la questione è un po'
delicata. Io vorrei un controtenore per il personaggio
dell'Accabadora e la voce bianca per la bambina, due colori che
insieme non si sentono molto spesso. Michela era entusiasta di
questa idea. Si è illuminata quando gliene ho parlato" dice e
aggiunge: "Nella mia Accabadora ci sarà poi un piccolo coro: non
so ancora se saranno dei veri tenores, ma per me fare un'opera
sulla Sardegna significa anche ricreare quella vocalità tipica,
che non è stata ancora sfruttata nell'opera".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA