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Alvaro Bilbao, 'ai ragazzi fragili servono risposte'

Alvaro Bilbao, 'ai ragazzi fragili servono risposte'

Esce in Italia 'Come funziona il cervello di un adolescente'

ROMA, 26 marzo 2025, 12:23

Redazione ANSA

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(di Marzia Apice) ALVARO BILBAO, COME FUNZIONA IL CERVELLO DI UN ADOLESCENTE (Salani Editore, pp.256, 16.90 euro).
    "I nostri figli sono preparati, conoscono le lingue, sanno usare la tecnologia, eppure sono fragili e spesso non sanno come costruire il proprio futuro. I genitori non sono colpevoli, ma devono saper dare risposte ai figli". A parlare è Alvaro Bilbao, neuropsicologo e psicoterapeuta spagnolo, che con il nuovo libro "Come funziona il cervello di un adolescente", in libreria con Salani dal 25 marzo, vuole tendere una mano a tutte quelle mamme e quei papà in difficoltà con i propri ragazzi nel passaggio dall'infanzia all'età adulta. Dopo il successo de "Il cervello del bambino spiegato ai genitori", Alvaro ritorna con una sorta di bussola per imparare a gestire i problemi della crescita: i temi sono tanti, dall'apprendimento ai social, dai disturbi dell'alimentazione al bullismo, dall'ansia alla capacità decisionale fino all'educazione all'affettività, tutti affrontati attraverso metafore, racconti e riflessioni, con un linguaggio semplice, capace di accorciare le distanze. Nei giorni in cui il tema è portato alla ribalta della discussione anche grazie alla fortuna di una serie Netflix come Adolescence, che ruota intorno ad un omicidio, un gruppo di adolescenti e alla famiglia del ragazzo accusato.
    "Benché abbia esperienza come clinico, ho deciso di non scrivere di bambini finché non ho avuto figli piccoli, e la stessa cosa è avvenuta con questo libro. Ho aspettato di avere figli adolescenti per parlarne. C'è una grande richiesta da parte dei genitori di essere aiutati", dice all'ANSA l'autore, giunto in Italia per l'uscita del libro.
    Spesso ci si riferisce agli adolescenti come alla "generazione ansiosa", tanti sono i casi di depressione, autolesionismo, suicidio: ma perché i ragazzi sono così fragili? "Sono aumentati i casi di ansia e di altri disturbi, come quello ossessivo compulsivo e le fobie, tutti riconducibili alla paura. Pensavamo fosse dovuto alla pandemia, ma poi abbiamo rilevato che già prima del covid i casi erano in aumento, e hanno continuato ad aumentare", spiega Bilbao, "i fattori sono diversi ma un primo motivo è riconducibile allo stile educativo, oggi più improntato all'affetto che alla disciplina. Dare amore va benissimo, è ed fondamentale quando i bambini sono piccoli, ma poi serve autorevolezza, perché altrimenti gli adolescenti non riescono ad avere strumenti, come l'autocontrollo, la perseveranza e la pazienza. Un altro problema è quello degli schermi, che hanno un effetto ansiogeno: gli adolescenti ricevono tanti stimoli, si abituano a essi ma non hanno controllo a livello interno. E l'ansia compare proprio quando sentiamo che ci manca il controllo". Quanta influenza negativa hanno i social? "Le rispondo parlando di me: ho 3 milioni di follower, ma l'anno scorso ho deciso che non avrei più aperto Instagram. A gestire il mio profilo ci pensa una community manager. Questo mi ha aiutato a ridurre i miei livelli di ansia", rivela, "i social sono stressanti dal punto di vista emotivo, hanno un impatto visivo molto forte e ci lasciano la voglia di averne sempre di più. Spesso i ragazzi seguono influencer che hanno una vita lussuosa, tra Lamborghini e spiagge paradisiache, ma alla loro portata c'è ben poco. La società si muove verso un modello in cui noi possiamo magari avere bene materiali, ma poi non sono chiari gli scopi della vita. E così non ci si può sentire bene".
    Spesso i ragazzi costruiscono un muro di incomunicabilità: i genitori si sentono inadeguati, sfiduciati. Ma quali sono gli errori più ricorrenti in campo educativo? "I genitori non sono colpevoli, fanno un ottimo lavoro ma a volte sono iperprotettivi: l'empatia è positiva, ma bisogna insegnare ad averla anche verso gli altri. Credono che la disciplina faccia male ai loro figli: ma il dovere dei genitori è sapere dare delle risposte. Non bisogna sempre agevolare i ragazzi, dare loro sempre la pappa pronta", prosegue, "comprendo la volontà di evitare che soffrano, che debbano attendere troppo, o sforzarsi.
    Ma questo insegna capacità e competenze importanti. Serve equilibrio tra affetto e severità". Essere iperprotettivi può essere un modo che i genitori usano per reagire all'educazione a loro volta ricevuta, magari troppo severa? "Certo, è normale reagire a un'educazione troppo rigida cercando di non farla vivere ai propri figli. Ma nel cervello è sempre questione di equilibrio: da un lato ci sono l'amore e la sicurezza da coltivare, dall'altro c'è anche una parte che si occupa di far fronte alle sfide, che deve essere disciplinata e forte". Nel libro lei sottolinea l'importanza del diritto di tutte le emozioni a manifestarsi, nessuna esclusa, ma anche ovviamente del controllo delle reazioni a esse. Oggi tendiamo a censurare alcune emozioni in famiglia? "Alcune emozioni sembrano essere vietate. Essere tristi per esempio: i genitori dicono ai figli che devono essere felici. Oppure la rabbia: facciamo il possibile affinché i ragazzi non siano arrabbiati. Eppure sono emozioni normali, vanno comprese. Dalla tristezza spesso nasce la riflessione, dalla rabbia magari la forza per ottenere quello che vogliamo", conclude Bilbao, "il messaggio che le emozioni trasmettono viene sempre in nostro aiuto. Ma poi è importante l'autocontrollo, per dominare il proprio temperamento".
   

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