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Alla Scala dittico Kurt Weill, opera 'ecologica' con i Doors

Alla Scala dittico Kurt Weill, opera 'ecologica' con i Doors

Su RaiPlay e sul sito del teatro dal 18 marzo e in tv il 27

MILANO, 17 marzo 2021, 19:52

Redazione ANSA

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La Scala di Milano quest'anno - pur travagliato da produzioni senza pubblico e freni dovuti al Covid - chiuderà il bilancio in pareggio. Grazie alla generosità di sponsor e nuovi soci, ma anche perché ha "evitato di spendere soldi che non abbiamo", come ha spiegato il sovrintendente Dominique Meyer che per il futuro ha annunciato anche un progetto 'green' con risparmio di materie prime ed energia per il futuro del teatro.
    Un primo esempio di tutto questo è già andato in scena. Si tratta del dittico di Kurt Weill (che unisce Die sieben Todsunde e Mahagonny-Songspiele) diretto da Riccardo Chailly che il pubblico potrà vedere in streaming su RaiPlay e sul sito del teatro dalle 20 del 18 marzo e in tv il 27 marzo.
    A firmare la regia è stata chiamata Irina Brook, figlia di Peter Brook, al debutto scaligero alla quale è stato chiesto di inventarsi in tre settimane un allestimento senza spendere niente. E allora via al riciclo, con il tavolo di Traviata, oggetti di Così fan tutte e via di seguito trovati nei depositi, così come i costumi ad arredare un'isola circondata da un mare realizzato con bottigliette di plastica vuote.
    Attualizzati i sette peccati, seguendo la lezione di Brecht, mentre alle sue parole durissime si accompagna la musica composta "con mano leggera", come ha spiegato Chailly, di Kurt Weill. Un elemento di contemporaneità che torna anche nella sorpresa finale. Una proposta che Brook ha fatto a Chailly a poco a poco "perché qui tutti credono che io sia un parruccone - ha scherzato il maestro - ma non è così. Io amo la tradizione, ma amo innovarla, ma voglio condividerlo il rinnovamento". Così quando lei gli ha proposto di terminare Mahagonny con Moon in Alabama cantata da Jim Morrison, lui ha detto sì. "Noi terminiamo in re minore, i Doors attaccano in la minore. Questo dà senso a quello che Irina voleva. Ci porta - ha concluso - ai nostri giorni".
   

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