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Daniel Oren, regie orrende in giro per il mondo

Daniel Oren, regie orrende in giro per il mondo

Maestro impietoso contro Otello all'estero. Zeffirelli un genio

TRIESTE, 28 ottobre 2022, 19:53

di Francesco De Filippo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"La musica non basta eseguirla, bisogna dare grandi emozioni, bisogna trasmettere le emozioni. Quelle che Verdi ha trasmesso a noi, noi le trasmettiamo ai cori, ai cantanti, e tutti noi dobbiamo far sentire questo brivido dietro la schiena al pubblico", dice con passione il maestro Daniel Oren. Questo fa di un'opera una grande interpretazione. Ma questo non sempre è possibile quando la regia non è buona, o addirittura, come indica lo stesso Oren, "orrenda". Il riferimento è a Verdi ma non solo, è a Puccini e ad altre messe in scena.
    A Trieste per presentare l'Otello con il quale il 4 novembre inaugurerà la stagione lirica del Verdi, tornando nella città nella quale è cominciata la sua lunga carriera, Oren non usa mezzi termini: "Si vedono cose orrende in giro, pochi registi amano i cantanti e questo è un grande guaio. Se vedete cosa succede fuori dell'Italia e anche in Italia, troverete il gusto dell'orrore. Non posso sopportarlo".
    Invece, a suo dire, la regia di Giulio Ciabatti è buona: con lui "condividiamo l'amore per la musica, siamo entrambi drogati di teatro. Questo allestimento non va finalmente contro il compositore, contro Verdi, ma è fatto con gusto, con estetica".
    La ragione di questo decadimento è nel fatto che "si sta cercando di trovare strade nuove, ma non si riesce a trovarle", ma è anche vero che ci sono tanti registi che "non amano la musica, non amano Verdi, non amano Puccini e vogliono essere loro i protagonisti, vogliono essere loro il dio, invece il dio è stato e rimane Verdi".
    Al contrario, enorme ammirazione il maestro l'ha espressa per "un vero genio": Franco Zeffirelli. "Ho avuto la fortuna di lavorare con lui: per me rimane il più grande. Tutto era una lezione con lui, anche la scelta delle comparse". A tale proposito Oren ha ricordato quando Zeffirelli doveva mettere in scena I Pagliacci, a Roma, e aveva tre settimane di tempo. "Si è inventato qualcosa sotto un'autostrada di Napoli ed è venuta una delle migliori messe in scena dei Pagliacci".
    Quello di Oren a Trieste è un ritorno: "A 20 anni ho vinto un premio e il grande barone de Banfield, che era nella giuria, l'anno dopo mi ha portato qui, era il 1976, l'anno del terremoto. Qui dunque è cominciata una grande storia d'amore con questa città che amo così tanto. Per tanti anni non sono tornato e non so perché. Poi è arrivato un grande soprintendente e grande musicista, che ha suonato con me, che ha fatto una grande carriera (Giuliano Polo, ndr), è stato anche direttore generale di Santa Cecilia, mi ha chiamato ed eccomi qui".
   

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