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Nureyev, nascita di una leggenda

Nureyev, nascita di una leggenda

Fiennes racconta la vita del grande ballerino prima del successo

ROMA, 24 giugno 2019, 09:51

di Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Negli anni '40 del secolo scorso, nella gelida città sovietica di Ufa, di certo in pochi avranno scommesso sul futuro di quel ragazzino solitario nato su un treno in corsa e cresciuto in povertà, non immaginando neppure lontanamente che un giorno sarebbe diventato uno dei più grandi ballerini della storia della danza: è un ritratto appassionato ma anche un interessante affresco storico il film "Nureyev - The white crow", terza prova alla regia di Ralph Fiennes, nelle sale a partire dal 27 giugno con Eagle Pictures. Il film, tratto dal libro "Nureyev. La vita" di Julie Kavanagh (in libreria lo stesso giorno con La nave di Teseo), offre al pubblico la possibilità di conoscere da vicino la figura del danzatore, interpretato da Oleg Ivenko, nel periodo iniziale della carriera, prima cioè che il ballerino diventasse una leggenda, quando il suo talento si stava ancora affermando. Scontroso, passionale, incline agli eccessi, egoista e spietato prima nei confronti di se stesso e poi degli altri, ma anche perfezionista fino all'ossessione e incredibilmente tenace: è questo il carattere di Nureyev che il film racconta, accanto alle radici della sua storia familiare e ai primi anni difficili della formazione, proprio per svelare ciò che ha reso il ballerino un "white crow", un outsider destinato a diventare un mito. Ambientato principalmente tra San Pietroburgo e Parigi (luoghi centrali nella vita di Nureyev), il film punta molto sull'autenticità, anche grazie all'utilizzo di ballerini e attori russi, con l'unica eccezione di Adèle Exarchopoulos, che interpreta Clara Saint, amica del ballerino che con lui ebbe un rapporto di grande complicità, e dello stesso regista, nei panni del maestro di danza Alexander Pushkin. La storia inizia a Ufa, nella Russia degli anni '40, dove Nureyev è un bambino povero, con poche prospettive; poi il racconto arriva agli anni da studente di danza nell'allora Leningrado, fino alla decisione di emigrare in Occidente nel 1961 e di disertare la patria pur di essere libero: proprio quest'ultima parte è il nucleo essenziale del film, con il racconto di quando a 22 anni, a Parigi con la Kirov Ballet Company, era continuamente sorvegliato dagli ufficiali del KGB per le sue amicizie occidentali e il suo anticonformismo. La struttura narrativa in tre tempi scelta dal regista appare funzionale e armoniosa, in un film che, seppure con qualche lentezza, non solo celebra l'artista ma racconta l'uomo, tentando di fotografarne il carattere e la sua evoluzione, senza dimenticare di allargare lo sguardo alla società dell'epoca. Molti i temi che il film affronta, sia sul piano del contesto storico (con il divario ideologico e le tensioni tra Est e Ovest) sia su quello relativo alla figura di Nureyev, dalla decisione di abbandonare il proprio Paese ai chiaroscuri della sua anima, con il contrasto tra la parte maschile e quella femminile.
   

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